Esiste un'area liberal e riferibile al centrosinistra che non concorda con chi vorrebbe che il quorum non venisse raggiunto o con chi confida persino nella vittoria del No: un fronte che ora rilancia sul referendum sulla Giustizia con un appello pubblico per tre convinti Sì. Il tutto nonostante Enrico Letta abbia fatto sapere che se vincessero i Sì sorgerebbero «problemi» ed il junior partner Giuseppe Conte sia per affossare l'appuntamento.
L'iniziativa è apparsa sul quotidiano Linkiesta e sul sito di LibertàEguale. Le personalità che hanno sottoscritto l'«Appello liberal», che non appartengono tutti al Pd, si esprimeranno in favore della «equa valutazione dei magistrati», del quesito che riguarda il Csm e - viene sottolineato con enfasi - della separazione delle carriere. L'ex viceministro dell'Economia Enrico Morando, che è un dem, ha spiegato le ragioni di questa presa di posizione al Giornale: «C'è un problema di coerenza con una battaglia lunghissima sulla separazione delle carriere. A sinistra abbiamo iniziato quella battaglia a metà negli anni 90, quando era più difficile». L'ex senatore risponde sull'incompatibilità tra la posizione assunta dai garantisti del Pd ed il giustizialismo grillino: «Credo che, al contrario, il problema non sia il rapporto con il MoVimento 5 Stelle. Penso che ci siano più o meno fondate preoccupazioni che riguardano una certa parte della sinistra che, a forza di discutere di questo argomento, ritiene che nella separazione delle carriere vi sia un rischio che non c'è. Qui sì - osserva - c'è un segno di subalternità al giustizialismo». E ancora: «Se a sinistra c'è qualcuno che dice di votare No perché teme per l'alleanza con il MoVimento 5 Stelle, allora rispondo che il futuro è un problema di rapporti di forza». Quello a cui il Pd dovrebbe puntare, per Morando, è un'indiscussa egemonia nel «campo largo». Perché questo farebbe sì che i pentastellati non possano che rimettersi alla linea del partito accentratore.
E se, per l'ex viceministro, Letta sta lavorando proprio nella direzione auspicata, pure con la collocazione internazionale indicata rispetto al conflitto in Ucraina, il tema del referendum rimane sul tavolo: «Si tratta di una posizione che si sviluppa in un campo dove il No è molto forte, vogliamo fare un'operazione di aggregazione. Il Sì è coerente con il pacchetto Cartabia. È il no che è incoerente». Tra i primi sottoscrittori è spuntato l'onorevole dem Stefano Ceccanti, che aveva già annunciato di votare tre Sì. Se non altro per via di quello che il suo partito ha sostenuto in Parlamento con la riforma Cartabia: «La direzione - dichiara al Giornale sull'Appello liberal - è giusta e comprensibile. Intervento popolare e riforma parlamentare sono due terreni complementari». Poi arriva la specificazione: «Sia il sistema elettorale del Csm, sia le commistioni tra accusatori e giudici sia l'attuale sistema di valutazione sono tre elementi da superare con decisione».
Il trait d'union dei sottoscrittori è appunto l'universo liberal.
Hanno firmato il professor Massimo Adinolfi, Marco Bentivogli, Monica Colombera, l'ex Pci e Ds Giovanni Cominelli, il giornalista e fondatore di Left Wing Francesco Cundari, il professor Alberto De Bernardi, l'ex presidente del Cda Rai Claudio Petruccioli, l'accademica ed ex parlamentare Claudia Mancina ed altri. Per le sottoscrizioni c'è tempo fino a domani.
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