Regeni, l'Egitto non risponde. La famiglia: "Una beffa"

Gli imputati sono irreperibili, i genitori del ricercatore ucciso reagiscono all'ennesimo rinvio

Regeni, l'Egitto non risponde. La famiglia: "Una beffa"

Dopo il nuovo rinvio dell'udienza preliminare del processo per la morte di Giulio Regeni perché i quattro imputati sono «irreperibili» e l'Egitto non risponde alle sollecitazioni, i genitori del giovane ricercatore ucciso il gennaio del 2016 al Cairo chiedono al governo italiano di avere una «adeguata reazione di dignità».

«Se ce ne era bisogno è emersa ancora una volta e con ulteriore chiarezza che le autorità egiziane non hanno, né hanno mai avuto, nessuna intenzione di collaborare e si fanno beffe del nostro sistema di diritto», dicono Paola Deffendi e Claudio Regeni, sottolineando come anche che la richiesta presentata lo scorso gennaio dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, di incontrare l'omologo egiziano non ha mai avuto alcun riscontro. «Un rifiuto senza precedenti», sottolineano al termine dell'udienza presso il Tribunale di Roma dedicata all'audizione del capo dipartimento per gli affari di Giustizia al ministero, Nicola Russo, sulla visita nella capitale egiziana dei funzionari italiani. Russo ha spiegato al procuratore aggiunto Sergio Colaiocco che lo incalzava sul punto, che non c'erano le condizioni per applicare la convenzione di New York sulla tortura che prevede la possibilità per il paese di origine della persona offesa di attivare arbitrati davanti Nazioni Unite.

Nessun varco, dunque, nel muro innalzato dalle autorità egiziane intorno ai quattro uomini dei servizi segreti accusati dalla magistratura italiana di avere sequestrato, torturato ed ucciso Regeni. Al momento il procedimento è sospeso, uno stallo legato anche alla decisione della Cassazione che a luglio ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Roma contro la decisione del giudice che ad aprile aveva disposto nuove ricerche degli imputati per notificare gli atti. Ricerche al momento del tutto vane. E anche ieri i carabinieri in aula hanno ribadito che non c'è traccia degli 007 imputati. Del resto neanche l'intervento della ministra Cartabia è servito a smuovere le acque. Il capo dipartimento ha ricostruito quanto compiuto dal ministero negli ultimi mesi e in particolare la missione al Cairo.

«Siamo andati in Egitto dal 13 al 15 marzo per sollecitare le autorità ad acquisire informazioni sugli imputati. Sul caso Regeni, però, la Procura generale egiziana ha ribadito che resta valido quanto contenuto nel decreto di archiviazione per i quattro firmato dai magistrati egiziani nel dicembre scorso».

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