Sei giorni fa, fonti interne (mai smentite) del Movimento 5 stelle avevano fatto squillare le trombe e allertato le agenzie di stampa: “Il candidato alla presidenza della Regione Calabria è il docente universitario Francesco Aiello”.
Soddisfatto Di Maio, che all'indomani del voto su Rousseau (quello che ha sconfessato la sua linea sulla pausa elettorale alle Regionali del 26 gennaio), aveva annunciato che in Calabria “c'è un candidato civico che abbiamo presentato e che sosterremo come candidato del Movimento 5 stelle”. Il riferimento era proprio al prof di Politica economica dell'Università della Calabria, che – riferivano le stesse agenzie di stampa – “si è preso qualche giorno per sciogliere la riserva sull'accettazione della proposta di candidatura”.
Era il 22 novembre. Da allora è passata quasi una settimana ma né il Movimento, né Aiello, hanno ancora ufficializzato la candidatura. Di tempo non ce n'è poi molto: in Calabria e in Emilia si vota tra meno di due mesi e le liste andranno presentate durante le festività di Natale. Malgrado la scadenza sia dietro l'angolo, i 5 stelle non sanno ancora che strada prendere e sembrano finiti in un pantano politico.
In primo luogo perché Aiello non piace a tanti parlamentari (il Movimento, in Calabria, ne schiera 17) e attivisti. Molti non perdonano al docente cosentino il fatto di essersi proposto, nel 2015, come assessore nella giunta guidata dal governatore del Pd Mario Oliverio, il grande nemico del grillismo regionale.
Molti altri, invece, Aiello non sanno neppure chi sia. Infatti pochi giorni fa il candidato in pectore e una decina tra deputati e senatori hanno partecipato a una videoconferenza su Skype per fare un primo punto della situazione su possibili liste e programma elettorale. Ma in quel faccia a faccia online è emersa tutta la distanza che intercorre tra il docente dell'Unical e i parlamentari, alcuni dei quali – nelle chat private – lo avrebbero poi definito “tracotante” ed “egocentrico”.
Non solo i vertici, anche la base ribolle. Nelle ultime ore circa 80 attivisti 'non certificati' hanno scritto al garante Beppe Grillo, al capo politico Di Maio e a tutti i portavoce calabresi per chiedere un confronto “aperto e democratico” che coinvolga i militanti nelle scelte.
L'assemblea regionale, secondo i firmatari, dovrebbe votare il programma politico, il “profilo dei candidati a presidente regionale che si vuole sottoporre alla votazione degli iscritti” e quello dei “componenti la lista per le prossime elezioni regionali”.
Le decisioni prese dall'assemblea e gli eventuali nomi proposti, spiegano ancora, “dovranno essere sottoposti alle votazioni degli iscritti sulla piattaforma Rousseau”, cioè alle “graticole”, con un metodo che “dovrà pure essere ratificato in assemblea se condiviso dalla maggioranza”. La lettera aperta dimostra in modo evidente come la candidatura di Aiello, proposta dai vertici del Movimento e benedetta da Di Maio, non metta tutti d'accordo, anzi.
Secondo altre fonti interne ai 5 stelle, gli attivisti ribelli avrebbero il favore di uno dei big regionali, il senatore Nicola Morra. L'unica cosa certa, tuttavia, è che il presidente della commissione Antimafia era uno dei principali teorici dello “stare fermi un giro” alle elezioni e che, a differenza di altri parlamentari, non ha mai espresso gradimento pubblico nei confronti di Aiello. La deputata Federica Dieni è stata molto più diretta e ha detto “no a scelte improvvisate e frettolose che invece di aiutarci ci farebbero ottenere l'effetto contrario”.
La senatrice Bianca Laura Granato, più che da Aiello, ha invece voluto prendere le distanze dagli attivisti: “Segnalo e ricordo che qualsiasi iniziativa ufficiale del Movimento 5 Stelle passa dal capo politico e/o dai portavoce e si avvale del canale ufficiale della piattaforma Rousseau e che tutto il resto va ritenuto una iniziativa personale di qualcuno che si avvale di mezzi di dubbia attendibilità e soprattutto, visti i modi, moralità”.
I pentastellati vivono dunque una fase contrassegnata da grandi lacerazioni interne. La portavoce alla Camera Dalila Nesci, che aveva proposto la sua candidatura alla presidenza della Calabria, è perfino arrivata a dichiarare di essere pronta a votare 'no' alla candidatura di Aiello, che con ogni probabilità – una volta sciolta positivamente la riserva – dovrà misurarsi su Rousseau per la ratifica finale. “E non è detto che riesca a farcela, visto il clima che si respira nel Movimento calabrese”, commenta un grillino di primo piano.
Le tensioni maggiori sono però dovute al Pd. Negli ultimi giorni la possibile alleanza giallorossa in Calabria ed Emilia è tornata a far discutere. La vorrebbe Grillo, il segretario dem Zingaretti, i ministri Franceschini, Spadafora e Speranza.
Nella punta dello stivale la trattativa sembrava morta e sepolta, ma a riesumarla ci ha pensato l'imprenditore e testimone di giustizia Nino De Masi, che si è proposto come intermediario tra Movimento e Pd e ha dichiarato di voler convincere a scendere di nuovo in campo, come candidato di raccordo, il 're del tonno' ed ex presidente di Confindustria Calabria, Pippo Callipo.
Il Pd ha accolto di buon grado il tentativo, i 5 stelle decisamente meno.
Di allearsi con i dem i parlamentari del Movimento non ne vogliono sapere, e lo stesso Di Maio, ieri, ha negato qualsiasi patto: “Callipo? Smentisco qualsiasi accordo con il Pd in Calabria”.Non dovrebbe perciò esserci alcun revival giallorosso. Ma, al momento, il M5s non ha altri punti fermi e neppure un candidato ufficiale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.