Il D-Day del Green pass - da venerdì obbligatorio per tutti i lavoratori - rischia di iniziare nel caos. Le Regioni temono disagi e un numero di richieste di tamponi non sostenibile. E nei trasporti è già scontro. Il Viminale, per evitare che si blocchino i porti in caso di un numero elevato di lavoratori sprovvisti di certificazione vaccinale, con una circolare firmata dal capo di gabinetto Bruno Frattasi, «raccomanda» alle imprese di settore di «mettere a disposizione del personale test molecolari antigenici gratuiti». In una circolare successiva viene precisato che le imprese «potranno valutare, nella piena autonomia, ogni possibile modalità organizzativa ai fini dell'acquisizione del green pass da parte dei dipendenti sprovvisti». Il costo sarebbe dunque a carico delle imprese del settore portuale e non dello Stato. Ma scoppia la polemica. La richiesta viene subito rilanciata dai sindacati dei trasporti per tutti gli altri comparti: «Nella logica relativa alla garanzia dei servizi essenziali e per equità rispetto a tutti riteniamo si debba richiedere l'estensione della raccomandazione della circolare a tutti i settori dei trasporti dei servizi ausiliari ed accessori collegati» per «garantire quanto più possibile una continuità del servizio di trasporto di persone e merci che non impatti su diritti fondamentali dei cittadini utenti». Il Pd attacca la circolare: «Del tutto inopportuna e irrazionale, contraddittoria con le indicazioni già venute dal governo nei confronti della totalità delle aziende italiane, oltre a ingenerare grande confusione nel settore aeroportuale», dicono i deputati Andrea Romano e Davide Gariglio. Matteo Salvini, che dei tamponi gratuiti ne aveva fatto una battaglia, ricevendo il niet di Draghi, accusa: «Ah ma quindi si può fare! E gli altri lavoratori invece zero? Invece delle imprese dovrebbe contribuire lo Stato».
Oggi si riunisce la conferenza delle regioni, che premono per aumentare la validità dei test a 72 ore e per permettere alle aziende di ricorrere anche a quelli in auto somministrazione, i tamponi fai da te. Il primo a lanciare l'allarme è il governatore del Veneto Luca Zaia: «In Veneto ci sono circa 590mila persone in età lavorativa che non hanno intrapreso il percorso vaccinale, e come Regione non possiamo garantire una tale mole di tamponi ogni 48 ore. La sanità veneta può garantire un massimo di 50 mila tamponi al giorno, a tutte le fasce della popolazione», e quindi «si presenterà una situazione impossibile da gestire - ha spiegato -. Ci sarà chi riuscirà a fare il tampone e chi no, e prevedo che ci sarà chi entrerà comunque in azienda non in regola e chi resterà fuori». Zaia chiede di «dare alle aziende la possibilità di fare test fai da te in auto-somministrazione. Sono identici a quelli che si fanno in giro per il mondo, ma qui da noi c'è la necessità di avere per forza di cose un operatore sanitario». Così invece «si darebbe una grossa mano alle imprese che hanno bisogno dei propri lavoratori, in un periodo in cui non si trova forza lavoro. E se nessuno fa il test, nemmeno in farmacia, vorrà dire che il lavoratore ha fatto tutto quello che poteva fare per essere in regola, ma non ha trovato alcuna risposta», ha concluso. Contrari gli scienziati, per i dubbi sull'affidabilità dei test fai da te, e «rischiosa» viene considerata anche l'idea di estendere la validità di tutti i tamponi a 72 ore. Ma per il presidente della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga è l'unica via «applicabile» per evitare il caos: «Abbiamo già sollevato la necessità che le misure possano essere applicate anche dal punto di vista organizzativo. Parliamo di quasi 5 milioni di persone coinvolte, non vaccinate, che potrebbero chiedere il tampone.
Io ho dei dubbi: se ci sono strumenti alternativi come l'autosomministrazione, controllata, ben vengano. Già oggi in farmacia vengono venduti tamponi nasali. Vanno valutate le alternative». Il leader della Lega torna a chiedere l'estensione della validità di tutti i tamponi e di renderli gratuiti per i lavoratori.
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