L'Italia esce dal lockdown. Ma sullo sfondo resta lo strappo tra governo e Regioni che segna l'avvio della fase due. E non è uno scontro politico: ad aprire il fuoco contro l'esecutivo è Vincenzo De Luca, presidente Pd (partito di maggioranza) della Regione Campania. L'emergenza coronavirus svela il volto di un governo che muove una guerra contro la spinta delle Regioni per ottenere una maggior autonomia. Dal Friuli-Venezia Giulia del leghista Massimiliano Fedriga alla Campania del dem De Luca: il fronte delle Regioni chiede autonomia e poteri per gestire la ripartenza. In Campania, il governatore rinvia la riapertura per ristoranti, pub e pizzerie e non firma l'intesa con le Regioni. Le linee guida sono arrivate solo alla mezzanotte del 17 maggio: impossibile per i locali predisporre l'apertura seguendo i protocolli. De Luca incassa il sostegno del leghista Fedriga: «De Luca ha fatto un atto forte ma assolutamente comprensibile rispetto a una situazione che aveva dell'incredibile» commenta a Studio 24 su Rainews24. «Io con il presidente della Campania De Luca ho un ottimo rapporto precisa Fedriga - e ritengo che il ritardo con cui è arrivato il Dpcm, che doveva essere pronto giorni addietro e invece è arrivato alle 17 di ieri, può aver creato forti disagi a chi doveva fare l'ordinanza, come abbiamo fatto noi, e rincorrere quindi quel Dpcm».
Contro la decisione del presidente campano si schiera Giovanni Toti: «Non sono d'accordo. Penso che se le Regioni vogliono maggiore autonomia devono essere pronte a prendersi tutte le responsabilità». Il governatore della Liguria insiste su un punto: l'emergenza coronavirus deve accelerare il processo dell'autonomia. «Avevamo già cominciato il ragionamento sulle autonomie prima di questa gelata legata al covid e io credo che dalla gestione di questa crisi le Regioni ne escano maggiormente responsabilizzate e che quindi il percorso dell'autonomia debba ulteriormente riprendersi» commenta Toti.
L'ostacolo resta un governo centralista che si oppone con tutte le forze. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà stoppa la corsa delle Regioni: «Forse abbiamo avuto nel corso di questi mesi qualche protagonismo di troppo da parte di alcune Regioni». Mentre il ministro per gli Affari Francesco Boccia avverte: «Se i contagiati risalgono, interviene il governo». L'esecutivo alza un muro contro un federalismo spinto. Ma Toti rilancia la battaglia: «La Conferenza delle Regioni, nonostante i colori politici e le latitudini diverse, le difficoltà e le diverse esigenze, si è dimostrata un organo molto maturo» commenta all'Adnkronos. «Intanto giovedì - annuncia Boccia - si terrà una nuova riunione Stato-Regioni, per formulare nuove proposte unitarie, come l'azzeramento dei tempi delle procedure amministrative».
In Calabria, la governatrice Jole Santelli avverte: «Non è liberi tutti. Ma ripartiamo con responsabilità». Nel solco dell'autonomia si muove il presidente del Veneto Luca Zaia: «Ci si può muovere per vedere i congiunti nelle province venete che confinano con il Friuli-Venezia Giulia, l'Emilia-Romagna e la Provincia di Trento» annuncia, spiegando che «l'accordo, fatto con i presidenti dei tre territori, prevede con l'autocertificazione di poter uscire dal Veneto per incontrare parenti, fidanzate/i».
Mossa su cui c'è l'ok del presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. La frenata arriva dal governatore lombardo Attilio Fontana: «In base ai risultati di queste analisi, che valuteremo insieme all'Iss, prenderemo le decisioni».
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