Assessore alla Sanità, Letizia Moratti, ora si cambia. La seconda dose per gli under 60 che hanno avuto Astrazeneca andrà fatta con Pfizer.
Cosa ne pensa?
«Finalmente è stata data dal governo un'indicazione chiara. Cosa che non sempre è successo in passato. È comprensibile che le indicazioni scientifiche cambino perché si arricchiscono nel corso del tempo e dunque si fanno scelte che all'inizio di questa pandemia era difficile prevedere: la prudenza è sempre opportuna».
Lei parla di prudenza. Ed è il criterio che vi ha fatto evitare gli open day di AstraZeneca per i giovanissimi e per i maturandi?
«Certamente. Le nostre indicazioni regionali sono sempre state quelle di somministrare AstraZeneca sopra i 60 anni. L'unica deroga, ma dietro consenso informato e in assenza di patologie, era permettere di usare il vaccino di Oxford anche e solo agli over 50 anni. Lo stesso criterio che abbiamo adottato con Janssen a dose unica».
È stato un modo di proteggere i giovani?
«Con l'andamento epidemiologico attuale non abbiamo ritenuto necessario ampliare l'offerta ai ragazzi di un vaccino consigliato per gli over 60. I rischi, sebbene remoti e eccezionali, superavano i benefici».
Altre regioni hanno fatto scelte più avventate pur di svuotare i frigoriferi. E ora la morte della diciottenne ligure ha sta facendo riflettere. Lei cos'ha provato quando ha sentito quella brutta notizia?
«Ogni morte porta con sé un grande dolore ma di fronte a questi eventi bisogna reagire cercando di capire come evitarli affidandosi soprattutto alla scienza».
Però la gente è scossa.
«I vaccini sono tutti sicuri e il rischio della non vaccinazione è un rischio reale. Non si deve tornare indietro, altrimenti non potremo riprenderci la nostra libertà. I vaccini sono in una fase di evoluzione, è importante fare analisi per verificare eventuali impatti. Ma attenzione a non creare allarmismi».
Teme una disaffezione a causa di questi rari casi di eventi avversi?
«I nostri ragazzi sono tutti vaccinati con dosi a mRna che non hanno causato alcun problema. E la nostra cautela ha premiato perché la campagna è stata accolta con grande favore dalla popolazione. Abbiamo oltre 944mila prenotazioni di giovani dai 12 ai 29 anni. Siamo al 54% dell'intera platea».
Però la Germania frena sui vaccini ai giovanissimi.
«Io credo invece sia importantissimo vaccinare le fasce giovanili. I ragazzi hanno bisogno di muoversi e di ritrovare la propria libertà. Hanno capito che immunizzarsi è un atto di generosità che protegge amici e familiari».
E quali sono i vantaggi per i più piccoli, che non si ammalano anche se vengono colpiti dal Covid?
«Per loro ci sarà la possibilità di riprendere a tempo pieno la scuola in presenza che garantisce socialità e apprendimento maggiori rispetto alla dad. Inoltre i genitori, e soprattutto le mamme, non saranno costretti a dover scegliere tra casa-figli e lavoro. Quest'anno le decisioni di riaprire e chiudere le scuole sono state repentine e molte famiglie hanno avuto grosse difficoltà ad organizzarsi».
Assessore, come pensate di convincere gli irriducibili del vaccino, quelli over 60 in particolare?
«Tra gli over 60 abbiamo un'adesione del 90% e tra gli over 80 del 97%. Sono pochi quelli che non hanno ancora risposto alla chiamata. Ma continueremo a lavorare per convincere tutti in modo capillare. Lavoreremo con i piccoli comuni e con i medici di base, strategici per capacità di persuasione».
I lombardi in vacanza potranno fare la seconda dose nelle altre regioni?
«Il problema da noi non si pone. A fine mese, attraverso il portale, chi lo vorrà potrà spostare la seconda dose sulla base delle vacanze programmate. Non succede nulla se si slitta o si anticipa di una settimana la somministrazione».
Quando prevede si raggiungerà l'immunità regionale?
«Dipende dalla disponibilità dei vaccini.
Ad oggi abbiamo somministrato oltre 7 milioni e centomila tra prime e seconde dosi su una platea di quasi 9 milioni di lombardi. Entro fine luglio avremo vaccinato tutti coloro che lo chiedono se viaggiamo intorno alle 100 mila dosi giornaliere, se riusciremo a salire a 120 mila, allora il 10 luglio avremo conquistato l'immunità di comunità».
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