Alla fine le pressioni di Italia viva costringono il premier Conte a venire allo scoperto sulla regolarizzazione dei migranti in agricoltura, dossier che ieri ha spaccato la maggioranza, con la ministra Bellanova sull'orlo delle dimissioni.
Alla fine il premier è costretto a cercare di spegnere questo ennesimo focolaio di scontro, mentre il decreto maggio slitta ancora e la maggioranza litiga su tutto, dal calcio al reddito di emergenza, con le categorie sociali sul piede di guerra per i ritardi negli interventi promessi dal governo e le smanie dirigiste della maggioranza. Tanto che persino il leader Pd Zingaretti esce dal silenzio per tirare la giacchetta al premier: «I ritardi nell'attuazione dei provvedimenti minano la credibilità delle istituzioni».
Conte fa sapere che considera «utili» le proposte dei renziani sui migranti, bocciate dai grillini, e spinge alla mediazione. La regolarizzazione si farà, secondo il primo accordo trovato ieri sera, e sarà esteso anche a colf e badanti. Resta l'incognita sulla durata dei permessi di soggiorno, e sarà il tavolo dei capidelegazione al governo a cercare un'intesa. La ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, renziana, era stata molto netta: «È evidente che se dovessero prevalere una opposizione strumentale e una mancanza di coraggio, la mia permanenza in questo ministero sarebbe del tutto inutile, perché se si assume una responsabilità di governo si assume anche l'onere e l'onore di dover dare risposte ai problemi». Messaggio chiaramente rivolto a Palazzo Chigi (e al tentennante Pd, sempre spaventato dall'idea di far arrabbiare Crimi e Gigino Di Maio), dopo che i Cinque Stelle, assestati su una linea «più salviniana di Salvini», come dicono i renziani, avevano stoppato la proposta di regolarizzare (con una norma all'interno del famoso decreto maggio) chi lavora nei nostri campi.
La battaglia ingaggiata dai renziani vede d'accordo tutto il settore agricolo, e i sindacati: senza il lavoro di centinaia di migliaia di migranti, i raccolti rischiano di marcire nei campi, e la filiera alimentare di bloccarsi: «Vanno regolarizzati, con permessi di lavoro temporanei, e sottratti al ricatto della criminalità», dice Bellanova. Vito Crimi, reggente del partito della Casaleggio, ieri mattina ha subito sparato contro: «Niente sanatorie, i permessi di soggiorno non aiutano l'emersione del lavoro nero». Le minacce anonime che arrivano da M5s sono ancora più esplicite: «Se pensano di regolarizzare gli immigrati facciamo saltare tutto». L'accordo trovato dopo lunghe trattative al tavolo di maggioranza tra Bellanova, la ministra dell'Interno Larmorgese, quello del Mezzogiorno Provenzano (Pd) e quella del Lavoro Catalfo (grillina) sembrava affondato, la Catalfo - dopo averlo sottoscritto - fa una precipitosa marcia indietro: «Non posso dare via libera, i miei non vogliono». I Cinque stelle però si dividono prontamente.
«Il presidente della Camera Fico sta lavorando per la sanatoria, vedrete che alla fine i grillini caleranno le braghe», assicuravano ieri dal Pd. «Lo Stato ha solo da guadagnare da un'emersione del lavoro nero dei migranti», dicono dal fronte M5s Mantero e Brescia, favorevoli alla sanatoria.
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