La religione di Diego sfida anche il Covid. Un milione in fila e scontri con la polizia

Maradona se n'è andato per un infarto ma ieri tutto il mondo si è fermato per assistere alla processione di oltre un milione di argentini

La religione di Diego sfida anche il Covid. Un milione in fila e scontri con la polizia

Maradona se n'è andato per un infarto (questo hanno detto i risultati preliminari dell'autopsia anche se per conoscere se l'altroieri abbia assunto sostanze o farmaci in eccesso ci vorranno ancora un po' di giorni) ma ieri tutto il mondo si è fermato per assistere alla processione di oltre un milione di argentini che, con file di oltre due km, hanno passato ore ed ore in attesa per dare l'estremo saluto al loro Dio. È una religione quella maradoniana ed è significativo che, quasi a voler partecipare al lutto del suo Paese, anche Papa Francesco abbia fatto consegnare un rosario benedetto alla famiglia di Diego, mandando le sue condoglianze.

Certo stupisce che ieri a mezzogiorno l'hashtag che dominava su tutti in Argentina non fosse Maradona ma #sorete, che nello slang del Rio de La Plata sta per «stronzo». L'epiteto era rivolto all'ipocrisia del presidente Alberto Fernández che, dopo avere impedito ad oltre 30mila famiglie argentine di seppellire i propri morti con funerali in presenza a causa del lockdown da Covid più lungo del mondo, ieri ha invece autorizzato «un'agglomerazione infernale». Si sfoga così il padre di una ragazza morta di cancro nella pandemia che lui non ha neanche potuto salutare. Resta senza nome perché rischierebbe di venire attaccato in modo violento sui social, come tutti quelli che in queste ore hanno osato criticare la decisione del governo peronista di trasformare la Casa Rosada in un luogo di catarsi collettiva. «Le leggi anti Covid19 non esistono più e purtroppo vedremo nelle prossime settimane il numero dei morti risalire», racconta indignata Paula, un'italoargentina che non sopporta il populismo peronista che dai tempi di Perón ed Evita usa «pro domo sua l'intelligenza emozionale, facendo a pugni con la razionalità». «Non è stato presidente, ma è stato un Dio», urlavano molti dei pellegrini ieri, quasi tutti in lacrime, molti col pugno chiuso. E mentre a Buenos Aires già molti propongono di ritirare la maglia numero dieci della nazionale biancoceleste, verso le 15 locali gli iniziali momenti di tensione tra la folla di «fedeli» esagitati di Maradona e la polizia sono degenerati in veri e propri scontri davanti alla Casa Rosada. I tifosi più esagitati per entrare nella Casa Rosada hanno attaccato gli agenti con pietre e bastoni venendo respinti con fumogeni e idranti. Alcuni i feriti e diversi arresti. Il motivo? Il timore di non riuscire ad avvicinarsi al feretro, essendo stato fissato alle 16 locali l'orario limite per poi trasferire nella tomba di famiglia il corpo di Maradona. Troppa fila e tensioni e, allora, per evitare problemi nel pomeriggio le autorità argentine hanno accordato uno spostamento di tre ore dell'orario finale di esposizione della salma, sino alle 23 italiane. Di certo c'è che «consentire a un milione di persone di vegliare alla Casa Rosada» e contemporaneamente «prolungare di 4 mesi le sedute virtuali al Senato, con la Camera dei Deputati a disposizione, dove ci sono 257 posti per 72 senatori, fa capire come ieri si sia entrati nel Medioevo Peronista», denunciava polemico il deputato Fernando Iglesias, sottolineando l'incoerenza del governo dei Fernández. La sua è una delle poche voci critiche della politica in un mare magno di elogi, come se la pandemia in Argentina non avesse fatto più morti del Brasile di Bolsonaro per milione di abitanti, trasformando la quarantena del Paese del tango nella più disastrosa al mondo.

A salutare il feretro di Diego ricoperto dalla bandiera dell'Argentina e dalle maglie numero 10 preferite, quella della Selección e del Boca, a cui è stata poi aggiunta quella del Napoli, c'era Estela de Carlotto, presidente delle Abuelas di Plaza de Mayo: «Maradona è stato un esempio per gli argentini. Ha sempre aiutato la nostra associazione, ha sfidato i militari e difeso i poveri e i pensionati». Commoventi quelle di Francesco Casagrande, ex Toro e oggi commentatore sportivo tv, che in lacrime si è sciolto al ricordo dell'amico Diego, perché pure lui, una volta, è stato salvato per miracolo dalla morte per overdose: «La droga uccide e trasforma in zombie, Maradona non doveva essere lasciato solo». Ieri invece Diego non è stato solo e accanto alla sua bara ci sono state per tutto il tempo le due figlie avute con l'ex moglie Claudia Villafañe, Giannina e Dalma, strette in un abbraccio simbolico dalla vicepresidente Cristina Kirchner e dal presidente Alberto.

La giornata si è poi conclusa con un corteo per Buenos Aires e con le spoglie mortali del campionissimo sepolte nel cimitero Los Jardines di Bella Vista, accanto a quelle dei suoi adorati genitori, Don Chitoro e Doña Tota.

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