Matteo Renzi (foto), dalla festa nazionale di Italia Viva, lancia la sua sfida di un'opposizione che riparte dal centro. «Siamo convintamente all'opposizione del governo Meloni che non sta facendo nulla per il Paese, e convintamente all'opposizione della peggiore opposizione che ci sia ma stata», dice l'ex premier dalla spettacolare cornice del Castello di Santa Severa, a 50 km da Roma, davanti a una platea di un migliaio di persone.
Tra il pubblico era presente tutto il gotha dei renziani della prima ora: da Maria Elena Boschi a Francesco Bonifazi, da Roberto Giachetti a Gennaro Migliore, Davide Faraone e tanti altri. «Nelle prossime settimane, Italia Viva attende di irrobustire la propria pattuglia di sindaci, consiglieri regionali e parlamentari», assicurano i fedelissimi di Renzi. La vera sfida è essere alternativi e competitivi sia al centrodestra sia al «campo largo» del Pd schleiniano e del M5S contiano.
«Faccio veramente fatica a chiamare sinistra qualcosa dove c'è Conte», attacca l'ex premier. E ancora: «I danni che Giuseppe Conte ha fatto alla finanza pubblica è qualcosa senza precedenti, paragonabile solo al terremoto dell'Irpinia». È chiara, dunque, la direzione che Renzi intende dare al suo progetto politico: il centro alternativo sia ai populisti sia ai sovranisti che, a suo dire, non stanno risolvendo il problema dell'immigrazione.
«Il Centro è il futuro, in Italia, in Europa», assicura Renzi, sempre più convinto di riuscire a condurre la sua battaglia anche senza l'ex compagno di viaggio, Carlo Calenda che «ho sempre sostenuto».
Smaltita la delusione per gli abbandoni di Elena Bonetti ed Ettore Rosato, il partito di Renzi si gode, dunque, il boom di iscrizioni e il successo del due per mille dove Italia Viva ha quasi doppiato come numeri proprio Azione.
Ovviamente non potevano mancare delle stoccate alla segretaria del Pd, Elly Schlein, per aver rinunciato a un confronto pubblico e aperto sul Jobs Act, la riforma renziana sul lavoro che il segretario della Cgil, Maurizio Landini, vorrebbe abolire per via referendaria. «Noi siamo il partito del lavoro», sentenzia Renzi che si sente sempre più pronto ad affrontare la prossima tornata elettorale, le Europee del 2024, da capolista nel Nord-Est.
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