Renzi dà il colpo di grazia Nel Pd tira aria di scissione

L'ex segretario sferra l'attacco a Minniti e Gentiloni sui migranti. Lotti e Calenda già pronti a sfilarsi

Renzi dà il colpo di grazia Nel Pd tira aria di scissione

M atteo Renzi affonda il colpo mortale contro il Pd. Carlo Calenda e Luca Lotti preparano la scissione. Si riapre la resa dei conti tra i dem. L'ex segretario si affida a Repubblica, giornale d'area, per affondare il coltello nella piaga del Pd targato Zingaretti. Anticipando una rottura ormai inevitabile. Nella lettera consegnata al quotidiano, Renzi spara contro l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti e l'ex capo del governo Paolo Gentiloni. Sembra un intervento preparato, studiato, in un momento in cui il partito è già alle prese con lo scandalo Csm, per far saltare ogni tentativo di unità. E aprire la strada a uno strappo definitivo.

L'ex premier sceglie il tema immigrazione per vendicarsi. E togliersi qualche sassolino dalle scarpe. L'atto di accusa è contro Minniti e Gentiloni. Ma il bersaglio dell'invettiva è la pax zingarettiana. Renzi boccia la linea sull'immigrazione assunta dai dem nel 2017, quando lui aveva già lasciato la poltrona di premier a Palazzo Chigi: «L'abbiamo sopravvalutata quando nel funesto 2017 abbiamo considerato qualche decina di barche che arrivava in un Paese di 60 milioni di abitanti, una minaccia alla democrazia. Il crollo nei sondaggi del Pd, secondo Renzi comincia proprio «quando si esaspera il tema arrivi dal Mediterraneo e allo stesso tempo si discute lo Ius soli senza avere il coraggio di mettere la fiducia come avevamo fatto sulle Unioni civili. Geometrica dimostrazione d'impotenza: allarmismo sugli sbarchi, mancanza di coraggio sui valori. Il successo di Salvini inizia lì». Per Renzi poi, aiutare i migranti a casa loro «è una priorità. Bisogna investire in Africa senza lasciare che lo faccia solo la Cina. Bisogna implementare la strategia energetica del Sud, dall' Egitto al Mozambico». Dire «aiutiamoli a casa loro», secondo lui non è sbagliato, ma «è sbagliato non farlo».

Parole che fanno saltare subito la tregua tra le varie anime del Pd. Si rivedono correnti e fazioni. Con Renzi si schierano Maria Elena Boschi e Matteo Orfini. Anche se l'ex presidente Pd precisa: «Lo dicemmo in pochissimi: io, l'allora ministro Orlando e pochi altri. Oggi sono felice che questa riflessione sia più condivisa anche da chi allora non lo disse». Zingaretti replica e rimanda il pallone nel campo del rottamatore: «Renzi era il segretario e rieletto con grande consenso dalle primarie Pd. Faccio fatica a credere che questi temi gli siano sfuggiti di mano, quindi interpreto l'intervista anche come una severa autocritica. Quello che penso in merito delle politiche migratorie l'ho detto ieri e ribadito oggi in un'intervista. Ma quello che è sbagliato è vivere nel passato, quasi un eterno regolamento dei conti che ci isola dalla società, che invece ci chiede un progetto, una visione, politiche per il lavoro, lo sviluppo. Faccio un appello a tutti i dirigenti del Pd: interventi per costruire e pensare il futuro non per logorare il presente». Il più duro è l'ex ministro Carlo Calenda: «Molte parti condivisibili ma non l'attacco a Paolo Gentiloni e Minniti. A prescindere dal fatto che i provvedimenti sono tutti stati votati dal Pd di cui eri segretario, sai benissimo che l'emergenza c'era eccome. Non ricominciamo a farci del male». L'europarlamentare del Pd chiede unità ma lavora in silenzio a un nuovo movimento politico: lo staff di Calenda nelle settimane scorse ha spedito un sms a tutti i firmatari del suo manifesto dando appuntamento a inizio 2020 per lanciare un nuovo soggetto politico moderato.

E lavora alla scissione anche Luca Lotti, ormai ospite non più gradito tra i dem dopo lo scandalo toghe. Lotti ha riunito i 70 parlamentari della sua componente, ipotizzando l'addio al Pd dopo la tornata elettorale delle regionali nel 2020.

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