"Ci stiamo lavorando". Matteo Renzi difende prova a far fronte all'assalto indignato del Paese. Dopo la tragica morto di Luigino D'Angelo, il pesionato che si è tolto la vita dopo aver perso 110mila euro a causa del crac di Banca Etruria, il premier insiste a difendere a oltranza il decreto salva banche: "È impossibile per le regole dell'Unione salvare in modo definitivo gli azionisti e obbligazionisti subordinati ma stiamo cercando con grande impegno e tenacia di individuare una soluzione, nei limiti delle regole europee, di avere una forma di ristoro".
Luigino D'Angelo si è tolto la vita dopo aver perso tutti i suoi risparmi. Quei 110mila euro, affidati alla Banca Etruria, una delle quattro banche oggetto del salvataggio operato con il decreto salva banche, era i risparmi di tutta una vita. E, a 68 anni, si ne è andato impiccandosi con una corda al balcone di casa. Il suicidio è avvenuto il 28 novembre ma solo oggi i familiari hanno ritrovato nel computer la lettera con cui l'uomo ha spiegato il gesto estremo. "Non sono abituato a strumentalizzare la vita e la morte di alcune persone", taglia corto Renzi all'indomani del dramma. Si parla già di "suicidio di Stato". E il governo viene accusato, senza troppi giri di parole, di aver istigato l'anziano a togliersi la vita. Ma il premier prova a chiamarsi fuori dalle accuse: "Il governo esprime il proprio dolore e fa le condoglianze alla famiglia, ma è al lavoro per trovare soluzioni".
Alla luce delle informazioni rese note ieri dalla Banca d'Italia e dall'Abi, le vittime del salva banche hanno chiesto al governo l'immediata correzione del decreto e la riammissione di tutti i titoli coinvolti alla libera negoziazione sui mercati. Ma Renzi non ci sta rivendica la bontà del decreto salva banche, che ha evitato il fallimento di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti. "Meno male che abbiamo fatto quel decreto per salvare quattro banche, perché la situazione sarebbe stata molto peggiore - dice il presidente del Consiglio - sono molto lieto della misura del governo perchè ha permesso di salvare i conti correnti dei cittadini di quattro banche e migliaia di posti di lavoro".
"Le regole delle banche adesso le decide l'Unione europea: fino a dieci anni fa non era così e molti Paesi hanno messo un sacco di denari pubblici nelle loro banche". Nella conferenza stampa Renzi difende anche il sistema bancario italiano ricordando che a differenza della Germania, che in passato ha salvato le sue banche iniettando 247 miliardi di euro, sarebbe molto più solido della media europea. "L’Italia non ha messo denaro pubblico, per scelta precedenti governi - spiega - oggi le regole sono cambiate e non possiamo fare più come in passato".
Così, per evitare nuovi problemi in futuro il governo è al lavoro per aggregare le banche più piccole. "Dobbiamo favorire un processo in cui le banche piccoline si mettono insieme - annuncia - questo vuol dire qualche poltrona in meno, qualche potere territoriale in meno e un sistema un pochino più solido".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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