Renzi lancia un "patto" per Draghi. Ma i partiti sono stanchi di stare insieme

Il leader di Iv: "Il suo governo scudo contro la crisi". Tajani (Fi) "C’è già un’intesa". E Giuseppi medita lo strappo

Renzi lancia un "patto" per Draghi. Ma i partiti sono stanchi di stare insieme

Matteo Renzi arriva secondo. E con un anno di ritardo. Il leader di Italia Viva affida l'idea «geniale» al Corriere della Sera: «Un patto per l'Italia per i prossimi 12 mesi. Peccato che da dodici mesi e più, le forze di sinistra e destra si sono unite in un governo di emergenza nazionale, che lo stesso Renzi ha contribuito a far nascere. Oggi quel governo guidato da Mario Draghi sembra aver esaurito la spinta riformatrice. E rischia di esser demolito dalle picconate quotidiane di Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Ecco che il rottamatore offre la ciambella di salvataggio al premier: «Abbiamo inflazione, guerra, siccità, crisi energetica, carenza di materie prime e problemi legati al cibo. Serve un Patto per l'Italia per i prossimi dodici mesi e Draghi deve fare come Ciampi trent'anni fa. Tutti insieme: partiti, associazionismo, sindacati, categorie e imprese. La situazione è molto più seria di come viene raccontata» chiede. Un'idea, quella di Renzi, un po' superata dagli eventi. Il coordinatore nazionale di Fi Antonio Tajani non fa salti di gioia: il patto che propone Matteo Renzi? «Questo governo è il frutto di un grande patto per arginare gli effetti della crisi provocata prima dal covid e ora dalla guerra in Ucraina. C'è già un governo di unità nazionale che a nostro giudizio deve durare fino alla fine della legislatura per avviare le riforme, avviare l'utilizzo dei fondi del Pnrr e trovare le soluzioni per affrontare le grandi emergenze della siccità e del costo dell'energia. Questo patto già c'è. Deve essere rinnovato fino alla fine della legislatura. Per questo pensiamo che sia da irresponsabili mettere a repentaglio questo governo».


Nulla di nuovo sotto il sole della maggioranza. Le parole di Tajani sono quasi un'amara confessione: il governo di emergenza nazionale esiste già.
Il ministro degli Esteri Luigi di Maio condivide l'appello renziano: «In questo momento storico, chi vuole far cadere il governo o sa cosa rischia, e vuole fare del male al Paese, o non sa cosa si rischia. Questo è un Paese abituato a cambiare governo ogni anno e mezzo o ogni due anni, purtroppo per problemi fisiologici delle forze politiche, ma in questo momento storico del mondo, se il governo cade io non so a quanto può arrivare lo spread, ma una cosa è certa: i costi continueranno a salire per le famiglie, i tassi d'interesse sui mutui continueranno a salire, l'impatto sull'economia continuerà a essere devastante perché nel mondo c'è una grande fiducia in questo governo».


Al netto di Tajani e Di Maio, la proposta di Renzi non raccoglie altre reazioni. Gli altri leader della maggioranza sembrano già proiettati su altre battaglie. Giuseppe Conte riunirà l'organo di vertice del Movimento nei prossimi giorni per decidere se staccare o no la spinta all'esecutivo. Tra i contiani cresce la tentazione di passare all'appoggio esterno. L'idea sarebbe di convocare una votazione online per far decidere la base se restare o no al governo.

Enrico Letta insiste con le battaglie identitarie (Ius scholae e cannabis) alimentando fibrillazioni nell'esecutivo. Salvini riapre il dossier Fisco. Tutti con la mente altrove. Le prime tre forze della maggioranza giocano un'altra partita. Che non prevede alcun «patto per l'Italia».

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