Renzi non aiuta i pensionati ma trova i soldi per i migranti

Il premier cerca una sponda dai Comuni sull'accoglienza: "Incentivi a chi dà una mano". La Lega attacca: "Blocchiamo le prefetture". Alfano non ci sta: "C'è odio verso il Sud"

Renzi non aiuta i pensionati ma trova i soldi per i migranti

Renzi non trova i soldi per i pensionati ma per i clandestini sì. È infatti pronto a pagare ulteriormente i Comuni che apriranno le porte agli immigrati: «Dobbiamo dare incentivi ai Comuni che ci danno una mano», dice inserendosi nell'infuocata polemica sugli sbarchi non specificando, ovviamente, dove troverà le risorse. Di soldi per i clandestini se ne troveranno ancora (già spendiamo circa 900 milioni di euro l'anno per l'accoglienza, ndr ); per i pensionati che ne hanno diritto, invece no. O meglio: sì ma poche briciole fatte peraltro passare come «bonus» visto che la Corte costituzionale ha detto che andrebbero restituiti 18 miliardi, ma il premier ne darà solo 2 una tantum. Una furbata perché i denari scarseggiano. Non sembrano scarseggiare, invece, se si parla di profughi. Profughi per i quali il governo ha un occhio di riguardo particolare visto che già un annetto fa era passata la norma secondo cui le spese per l'accoglienza degli immigrati erano escluse dal patto di stabilità interno di 13 Comuni particolarmente esposti.

Dopo che il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha minacciato di tagliare i contributi ai sindaci che dovessero accettare nuovi arrivi, il governo va all'attacco del leghista e scarica le responsabilità sull'esecutivo precedente: «La polemica italiana è comprensibile solo per chi non ricordi cosa è accaduto in questi anni - dice il premier al termine del G7 - La politica del “facciamo tutto da soli”, “non chiediamo aiuto all'Europa” è figlia della decisione di un governo precedente, e quella di dividere i migranti tra le Regioni è stata presa da Maroni, che ora si è svegliato e dice il contrario». Insomma, colpa di Maroni e di Berlusconi. Poi, il premier cerca di minimizzare la questione: «Il problema dell'immigrazione esiste, ma il tema è se continuare a urlare... o coinvolgere l'Europa investendo nella cooperazione». E comunque «non siamo in presenza di una situazione da descrivere con toni apocalittici perché il sistema sta dimostrando di sapere reagire. No al business della paura». L'altro esponente del governo sul banco degli imputati è il ministro dell'Interno Angelino Alfano che invece la butta sul razzismo: «Dire alle Regioni del Sud, le più impegnate nel fronteggiare questa emergenza, di sbrigarsela da sole è un atteggiamento di odio insopportabile. La distribuzione dei migranti deve essere equa non solo in Europa, ma anche in Italia».

Naturalmente la Lega non ci sta e Maroni e Salvini fanno fronte comune. Maroni ribatte al premier: «Renzi vada su, a Bruxelles, sbatta i pugni sul tavolo, prenda per il bavero i ministri dell'Interno dei vari Paesi e ottenga quello che finora non è riuscito a ottenere». E Salvini ruvido: «Chiedete a 10 persone a caso qui al mercato, non è una questione di egoismo: se ci sono 9 milioni di italiani e immigrati regolari disoccupati, prima vengono loro». E ancora: «Le cazzate razziste sono quelle di Renzi e Alfano che vogliono disseminare l'Italia di clandestini. Siamo pronti a bloccare le prefetture con l'aiuto di cittadini per bene, stanchi di un governo razzista nei confronti degli italiani».

Ma lo scontro Maroni-Alfano assume via via i toni del duello senza esclusione di colpi. Alfano: «Ciascuno si appropri della sua biografia e non sbianchetti le pagine. Chi è stato ministro dell'Interno deve conservare il senso della propria missione istituzionale». E Maroni: «Alfano ha detto che vuole fare come ho fatto io? Benissimo, io ho fermato gli sbarchi dopo la primavera araba. Lo faccia». E poi: «La Lombardia è la terza regione in Italia per numero di immigrati accolti. Non accetto più che il governo decida scavalcando la regione. Mentre Renzi, invece di fare polemiche, dia alla Lombardia i 160 milioni che vanta per le spese sanitarie per gli immigrati».

Sulla stessa linea del Carroccio, anche se con toni più pacati, pure l'azzurro e neogovernatore della Liguria, Giovanni Toti: «Il governo deve smetterla di frignare sui profughi. Ha ragione Maroni. Scriverò con ferma cortesia ai prefetti e poi a tutti i sindaci della Liguria per bloccare gli arrivi».

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