"Da Renzi a Salis è un'ammucchiata. Grazie, ma sto fuori"

Il leader di Azione: "Le discussioni sui modelli esteri da importare sono ridicole"

"Da Renzi a Salis è un'ammucchiata. Grazie, ma sto fuori"
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Senatore Carlo Calenda, nella sinistra italiana impazza la febbre del Front Populaire. Non la entusiasma?

«Queste ricorrenti discussioni sui modelli esteri da importare, che avvengono solo da noi, sono peggio che provinciali: sono ridicole. Parliamo di sistemi istituzionali diversissimi dai nostri, nulla di quel che succede in Francia o in Gran Bretagna è replicabile qui».

Cosa è successo in Francia, quindi?

«Che al secondo turno i francesi sono abituati a scegliere chi non vogliono, e non hanno voluto la destra lepenista. Chiarito questo, il ruolo del FP mi pare finito: per fare un governo che governi dovranno ovviamente tagliare le estreme alla Mélenchon, il cui programma economico porterebbe al default».

Ma a sinistra il modello parigino ha suscitato entusiasmo, come da foto di gruppo in Cassazione.

«E infatti io in quella foto non ci sono. La prima cosa che mi è venuta in mente, guardandola, è stato l'ipotetico primo Consiglio dei ministri in cui Santoro, Schlein, Renzi e la Salis discutono di armi all'Ucraina o di politiche del lavoro: il caos totale. Perché quel tipo di ammucchiate non rappresentano nulla, se non un generico no Meloni: bene, posso condividere che la destra stia governando male, ma qual è allora la proposta alternativa? Non c'è, perché in quella foto ognuno la pensa in maniera opposta agli altri su tutte le questioni fondamentali: politica internazionale, economia, infrastrutture... che ci fai? Grazie, ma così io sto fuori, certo non vado in giro con Santoro che dice viva Putin».

E cosa propone, allora?

«La situazione in Europa e in occidente è fragilissima. La Francia è per la prima volta molto instabile (lo sarebbe stata anche con la coabitazione) e questo aumenta i rischi in Ue, soprattutto per noi: se parte una crisi finanziaria saltiamo per aria, visto che la Germania ha chiarito che non caccerà più un euro per difendere le economie più dissestate. E il governo Meloni ha grandi problemi, con Salvini che gioca apertamente contro la premier, la scavalca a destra su ogni tema, insegue persino i no-vax e costruisce l'asse dei filo-russi a Strasburgo. Su questo si dovrebbe riflettere».

Per fare che?

«Non certo il Fronte Popolare con Acerbo e Fratoianni: servirebbe un fronte dei responsabili, da destra a sinistra, che tagli fuori le estreme filo-putiniane da ambo i lati e si metta d'accordo su una politica di responsabilità di bilancio e stabilizzazione finanziaria. Del resto, Pd e Forza Italia già governano insieme in Ue, no?».

Un'altra ammucchiata?

«Assolutamente no: si deve partire da valori condivisi, atlantismo e europeismo, recuperare tutti la ragione e affrontare la fase difficilissima che ci sta davanti: guerre, Usa in crisi, Nato a rischio, grande instabilità finanziaria. Se non decidiamo di farlo noi, sarà la realtà a imporcelo. Lo ho detto anche a Meloni: fai un discorso di verità sulla prossima sessione di bilancio e chiedi anche all'opposizione responsabilità: la contro-finanziaria 2023 del Pd costava 27 miliardi, quella Cgil 50. Il loro piano Sanità era senza coperture. Così si marcia verso il dissesto».

Intanto la sinistra si occupa di Autonomia.

«Un'idea geniale: lanciare un referendum sapendo che sarà un suicidio. Lo dicono i numeri: per fare il quorum serve il doppio dei voti presi da tutti i partiti di opposizione. Così si regala alla destra l'astensione, e si rende intoccabile l'autonomia. La verità è che Landini, che prova a fare un Opa sulla sinistra, ha lanciato il quesito, e Schlein si è fatta dettare l'agenda, pur sapendo che la sfida è persa in partenza».

Le piace la riforma?

«Assolutamente no. Ma che alternativa si propone? Bisognerebbe ripensare e ridurre il federalismo, levare la sanità alle regioni e dare più soldi ai comuni, ma non se ne parla.

Si dice che l'Autonomia danneggia il Sud: quindi ora, senza, il Sud sta funzionando? Mi pare che i governatori del Mezzogiorno stiano usando questa futura riforma (peraltro avviata da sinistra) come alibi per non dover spiegare perché sanità e servizi siano a pezzi già ora. E l'idea alternativa della sinistra sul Sud? Non la vedo».

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