L'appuntamento era già fissato. Oggi alle 18, per un'intervista alla Versiliana a Paolo Del Debbio. Ma a quell'ora Matteo Renzi ha un altro impegno, imperdibile, con la finale olimpica della pallavolo maschile. Del Debbio può attendere. Il premier ha le sue priorità. E le Olimpiadi di Rio, naturalmente, sono in cima alla lista.
Lo scrive lui stesso su Twitter al rientro dalle vacanze: «Diamo le giuste priorità, amici». Prima la partita contro il Brasile nell'ultimo giorno dei Giochi, poi l'annunciato ritorno alle iniziative pubbliche. «Trovo che il posto naturale di un premier in occasioni come questa sia davanti al televisore, non dietro ad una telecamera», twitta scusandosi con chi aspettava di ascoltarlo per aver spostato l'intervista al termine della finale. «Alle 18 vediamo lo Zar e i suoi compagni su RaiDue e ascoltiamo la telecronaca dei mitici Antinelli e Lucchetta. Prima il volley, poi la Versiliana», continua Renzi. Basta questo per far ripartire sui social il tormentone del Renzi porta «jella». «Oddio gliel'ha gufata, la partita è persa», cinguetta Contessa CaniStracci. Anche Giovanni Cola teme che le parole di Renzi possano compromettere la finale: «No! Vai a giocare a tresette, fai un ramino con tua suocera, vai a giocare a bocce alla festa del Pd! Ma non guardare la finale». È stato creato anche un hashtag su misura per lui #Renziportasfiga, che lo incorona virtualmente iettatore. Del resto, che il presidente del Consiglio non stesse portando bene ai nostri atleti si è detto si dall'inizio dei Giochi, quando era a Rio per sostenere gli azzurri nella speranza di assistere al duecentesimo oro dell'Italia in tutta la storia olimpica da celebrare prima di ripartire. Metteva pressione un po' a tutti, inviava sms agli atleti per incoraggiarli. Ai limiti dello stalking nel caso della spadista Rossella Fiamingo, la quale dopo aver perso negli ultimi due minuti una finale che aveva dominato fino a quel momento, ed essersi aggiudicata l'argento, ha detto di aver smesso di leggere i messaggi di Renzi perché le «mettevano l'ansia». Poi un flop azzurro dietro l'altro, anche di atleti superfavoriti. Dal tiro a segno al tiro con l'arco. Dal judo al nuoto. Fino al dramma del ciclista Vincenzo Nibali, di cui Renzi è grande tifoso, caduto a un passo dall'oro, costretto al ritiro e tornato in Italia sull'aereo di Stato con due fratture da operare. Poi, da quando il premier è tornato a casa, l'Italia ha preso il volo. E ha cominciato a macinare medaglie su medaglie, a partire dall'oro di Fabio Basile nel judo, arrivato quando il presidente del Consiglio era già in aereo. Abbastanza, insomma, per far scattare il tormentone del premier porta sfortuna. Ripartito ieri con il tweet sulla finale della pallavolo di oggi. «La medaglia d'argento è nostra dopo questa dichiarazione, prima era dura battere il Brasile adesso è impossibile #Renziportasfiga», twitta sconsolato Davide Favi. Malagwa invece ironizza: «Oggi ce stanno le finali a #Rio2016... avviso a tutti gli atleti italiani... se ve chiama #Renzi... toccateve, grattateve, aggrappateve ar ferro!». «Ma guarda...
puoi anche continuare col #volleyball e lasciare la politica a chi la sa fare», scrive Simone Fois. Claudio Artino, invece, suggerisce a Renzi di invertire l'ordine delle priorità: «Facciamo così: prima la finanziaria lacrime e sangue, poi il referendum istituzionale, e infine il volley».
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