Renzi trama con Ncd. Adesso gli va bene un'alleanza ovunque

Insieme in caso di voto in Sicilia. Restano le distanze sulle unioni gay: il testo rallenta

Renzi trama con Ncd. Adesso gli va bene un'alleanza ovunque

Prove tecniche di un'alleanza organica all'ombra di Palazzo dei Normanni. Il Partito democratico continua a cercare una exit strategy per uscire dal pantano siciliano e chiudere l'era Crocetta. La situazione resta controversa. Il timore che il governatore cambi idea e non dia seguito alla volontà di dimettersi, magari presentando una nuova giunta, è forte. In ogni caso a Roma si ragiona sulla possibile sfiducia al presidente della Regione Sicilia e sul voto in aprile. E la via d'uscita potrebbe prevedere il primo esperimento di una alleanza organica tra Pd e Ncd-Udc, ovvero tra Matteo Renzi e Angelino Alfano, a livello regionale.

La soluzione sarebbe utile a contrastare i consensi in rapida ascesa del Movimento 5 Stelle e a cercare di rientrare in partita. Il Pd potrebbe incamerare il bacino di voti dell'alfaniano Giuseppe Castiglione. Ma «l'accordone» avrebbe evidenti implicazioni politiche anche per il futuro, con lo spostamento definitivo di Ncd in un'area di centrosinistra. In sostanza si tratterebbe di un antipasto del possibile partito della Nazione su cui Area Popolare potrebbe tornare a ragionare con Renzi in questa seconda metà di legislatura.

Renzi dovrebbe presto incontrare il segretario del Pd siciliano Fausto Raciti per uscire dall'impasse. Il secondo passaggio potrebbe essere un vertice a tre con Alfano e l'ex ministro Giampiero D'Alia. Le uniche resistenze, al momento, pare che arrivino da Renato Schifani, ma dalla Sicilia si fa capire che le possibilità di trovare un accordo ci sono tutte. Due le opzioni sul tavolo: la candidatura di Lucia Borsellino, la grande accusatrice di Crocetta, oppure quella del renziano Davide Faraone (per il centrodestra il nome più forte è quello di Nello Musumeci).

Sulla via dell'accordo un teorico ostacolo potrebbe essere rappresentato dal ddl Cirinnà sulle unioni civili. La distanza tra il partito di Renzi e i cattolici di Alfano su questi temi è ampia. La volontà di Renzi è di andare fino in fondo nel riconoscimento delle unioni gay. Si cerca, però, un modo per rendere onorevole la sconfitta di Ncd. Un segnale arriva, ad esempio, dalla gestione sincopata dei tempi del provvedimento. L'accelerazione annunciata nelle scorse settimane dal Partito democratico sembra naufragata in attesa di un documento del governo. Manca ancora la relazione tecnica del ministero dell'Economia al ddl per verificare la copertura finanziaria. I lavori in Commissione Giustizia del Senato, pertanto, sono bloccati in attesa del parere della Commissione Bilancio vincolata al parere dell'esecutivo. La pressione per fare presto arriva anche da Laura Boldrini che durante la cerimonia del Ventaglio con i giornalisti a Montecitorio dichiara che «sulle unioni civili il tempo è scaduto, anche la Corte Europea ce l'ha detto».

La conferenza dei capigruppo ha stabilito che la discussione in aula verrà affrontata dal 3 al 7 agosto. In Commissione Giustizia devono, però, essere discussi ancora 1600 emendamenti. Il Pd saluta il fatto che «dopo quasi trent'anni dalla prima proposta di legge sulle coppie di fatto, per la prima volta un ddl sulle nuove famiglie entra nel calendario di un'aula parlamentare». Su tutt'altro registro si attesta Maurizio Sacconi, uno dei principali oppositori del Ddl. «L'iscrizione all'ordine del giorno è tutta teorica, potremmo dire solo una sceneggiata.

È subordinata alla conclusione dei lavori in Commissione. Il che vuol dire che è praticamente impossibile che avvenga in quella data perché la Commissione non ha nemmeno iniziato l'esame e il voto dei singoli emendamenti».

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