Cambiare lavoro non è mai un'impresa facile, ma riuscirci con soddisfazione e poi ritrovarsi disoccupato il giorno stesso del nuovo incarico è davvero un caso sciagurato. Sciagura che è toccata al collega Fernando Magliaro quando, dimessosi dal quotidiano presso cui lavorava da 14 anni il giorno in cui ha preso servizio presso il nuovo quotidiano, in qualità di collaboratore di cronaca romana, ha ricevuto la comunicazione che la collaborazione stipulata due giorni prima era stata annullata dal direttore responsabile.
A questo punto diventa doveroso definire i dettagli della vicenda. Magliaro, cronista presso la testata romana de Il Tempo, avendo saputo che la redazione romana del quotidiano La Repubblica era in ristrutturazione, si è fatto avanti per cercare un nuovo lavoro. Ma perché raccontiamo questa storia? Fernando Magliaro è figlio d'arte. Figlio di quel Massimo che per una vita è stato l'addetto stampa di Giorgio Almirante. Della destra romana e nazionale dell'Msi o del «Mis» come dicono a Roma. Fernando è stato addetto stampa alla Provincia di Roma con Silvano Moffa, alla Regione Lazio sotto la guida di Francesco Storace, poi ancora al Comune di Roma c'era Gianni Alemanno. Certo potrebbe apparire singolare che con un curriculum così «orientato» Repubblica si fosse mostrata interessata, ma tant'è. Le trattative tra testata e giornalista sui termini contrattuali, incarico e compenso sono iniziati a luglio scorso. A fine agosto Repubblica gli ha comunicato che il vicedirettore Carlo Bonini aveva confermato l'ingaggio e di lì a breve avrebbe firmato il contratto per prendere servizio il primo di settembre. Tant'è che Magliaro si è prodigato per dare immediatamente le dimissioni alla vecchia testata riuscendo addirittura a farsi scontare i 15 giorni di preavviso.
Tutto è bene quel che finisce bene? Sembra di no. La sera del giorno successivo e siamo arrivati al 31 agosto - Fernando su Twitter manda un messaggio esplicito ai suoi follower per annunciare la novità: «Oggi è stato il mio ultimo giorno di lavoro a Il Tempo, dove sono professionalmente nato e cresciuto. Ringrazio i direttori di questi anni, a partire da @FrancoBechis e @GMChiocciTW, e tutti i colleghi con cui ho lavorato in questi 14 anni per l'opportunità che mi hanno offerto». E forse è proprio quel tweet a scatenare il pandemonio. Forse le pressioni di colleghi che non vedevano di buon occhio la provenienza politica di Magliaro o l'incertezza di un contratto da formalizzare l'indomani.
Chi può dirlo? Avremmo voluto togliere qualche interrogativo e per questo abbiamo chiesto anche al comitato di redazione di Repubblica notizie sull'accaduto. Purtroppo i colleghi di quel giornale non ci hanno mai risposto.
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