Dopo le contestazioni e gli sputi contro Matteo Salvini, impegnato ieri in Umbria in un tour elettorale a sostegno della candidatura a presidente di Claudio Ricci, la polemica sulla sicurezza e sulla libertà di espressione fa capolino. E accende il duello tra il leader della Lega Nord e il ministro dell'Interno.
"Dove sono Renzi e Alfano? Dove la democrazia? Stamani pure uno sputo in faccia ho preso! Chi agita questo clima con quattro figli di papà che giocano a fare i rivoluzionari tirando petardi tra le mamme con carrozzine? Mi viene il dubbio che a qualcuno impedire alla Lega i comizi faccia comodo", ha tuonato Salvini.
"Dal 28 febbraio del 2015 a oggi - è stata la replica del Viminale - in relazione alle iniziative politiche dell’on. Matteo Salvini, che si sono svolte in 62 province, sono state impiegate 8.465 unità delle Forze dell’Ordine". Ma la Lega non si accontenta e chiede al ministro di chiudere i centri sociali. "Se solo Alfano si occupasse seriamente di sicurezza iniziando a chiudere quei centri sociali che sono covo di delinquenti, certamente poliziotti e carabinieri potrebbero fare cose più utili che non seguire me nelle iniziative politiche", ha ribattuto Salvini.
"Lo ripeto: non condivido le parole di Salvini, ma come sempre proteggeremo il suo sacro diritto a manifestare", ha scritto su twitter Alfano, che però subito dopo ha definito Matteo Salvini "in mala fede, il solito bugiardo, ormai irrecuperabile".
"Va garantita la sicurezza dei papà, dei bambini, degli studenti e delle nonne che vengono ai nostri comizi. È una vergogna che nel 2015 con violenza e arroganza ci sia chi decide chi può parlare e chi no. Se non ci pensano Renzie e Alfano, ci difenderemo in maniera educata e decisa, non porgiamo l’altra guancia, la nostra risposta sarà nelle urne. Se si deve chiamare l’esercito per difendere gli incontri e i comizi della Lega è perché ci sono dei violenti, dei disonesti, dei vigliacchi e dei disadattati che usano la violenza per difendere le loro idee che valgono poco", ha rincarato la dose su Radio Padania il leader del Carroccio.
La replica di Alfano non si è fatta attendere: "Non credo che Matteo Salvini abbia inibita la libertà di parola, ma è assolutamente indegno che qualcuno voglia impedirgli di parlare e dunque, nonostante il mio noto dissenso dal contenuto delle sue parole, io mi impegnerò sempre al massimo per difendere il diritto suo a dire ciò che ritiene di dire. L’ordine pubblico ha funzionato a Perugia e ringrazio le forze dell’ordine che hanno garantito a Matteo Salvini il suo sacro santo diritto a esprimere il proprio pensiero e a dare le proprie opinioni politiche. Ringrazio particolarmente il questore che era fisicamente e personalmente in piazza anche lui, e questo è stato un gesto di particolare delicatezza e sensibilità oltre che di generosità. Non credo che agli italiani manchino le parole di Salvini, nel senso che credo che lo sentano parlare ovunque, ogni giorni, a tutte le ore del giorno e della sera. Salvini cambia idea con la stessa velocità con cui cambia le felpe, non è un interlocutore serio: abbiamo messo sempre in campo tutte le forze possibili", ricordando ancora una volta come siano stati impiegati quasi 8.500 uomini in tre mesi nelle uscite pubbliche di Matteo Salvini- per difendere ogni suo intervento pubblico, tant’è che, grazie al cielo per chi ci crede, non gli è mai successo nulla".
Alfano ha ricordato ancora una volta l’episodio della statuetta del Duomo lanciata anni fa in faccia a Silvio Berlusconi: "Allora il ministro dell’Interno era Maroni, era colpa sua? No. Questi attacchi gli servono per avere un di più di protagonismo. Lui parla ovunque".
Quanto alla richiesta di Salvini, ovvero chiudere i centri sociali per evitare le contestazioni, Alfano si è limitato a sottolineare: "Si è sempre verificato che quando nelle piazze c’è qualche leader ci sono anche i contestatori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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