La resa dei conti (farsa) dei 5S

I pentastellati chiamati al confronto dopo il flop alle Regionali. Ma i big del movimento disertano. Presenti il capo politico ad interim, Vito Crimi e la ministra della Scuola, Lucia Azzolina

La resa dei conti (farsa) dei 5S

È una farsa. L’ennesima. Il Movimento 5 Stelle è alla resa dei conti. Il rischio scissione c’è. E non è una novità. Ma quella a cui sono chiamati oggi i pentastellati è qualcosa di più: devono decidere cosa fare da grandi. Degli stati generali si parla da tempo. E, forse, quel tempo è arrivato. Dopo gli anni dei Vaffa e quelli delle scatolette di tonno, ciò che resta, al momento, sono solo percentuali. E nemmeno troppo incoraggianti. Il tracollo, infatti, dopo le amministrative è palese. I big del movimento hanno disertato l'appuntamento. La presenza del capo politico, Vito Crimi, è stata incerta fino all’ultimo, ma alla fine si è palesato all’assemblea. Complice lo scalpore destato dalla notizia di una sua possibile assenza.

"Stasera vi porrò davanti agli scenari possibili e su quelli vi chiedo di riflettere", afferma Crimi prendendo la parola. La prima possibilità illustrata dal reggente pentastellato sulla futura leadership del movimento prevede una votazione immediata su Rousseau. L’alternativa è quella di scegliere un organo collegiale, una sorta di segreteria politica: anche questa opzione passerebbe per un voto sulla piattaforma M5S. Il terzo scenario: svolgimento degli stati generali subito, guidati da una commissione composta da parlamentari, europarlamentari, consiglieri regionali e portavoce comunali (sindaci o consiglieri).

Ma le alternative potrebbero essere anche altre. Tra queste, la più accreditata, sarebbe un comitato di dieci persone che indichi l’indirizzo politico del Movimento 5 stelle in vista degli stati generali. Si starebbe valutando la possibilità, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari pentastellate, di costituire un organismo che comprenda rappresentanti del movimento delle regioni, dei comuni, della Camera, del Senato e della delegazione in Europa. Dieci persone, dunque, per gestire la fase politica e indirizzare il movimento in vista della kermesse che dovrebbe tenersi tra qualche mese.

È presente anche il ministro della Scuola, Lucia Azzolina. Non parteciperanno i ministri Stefano Patuanelli, Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro in quanto impegnati nel vertice a Palazzo Chigi sul tema del 5G. In realtà, per molti, si tratta di una scusa. I dirigenti grillini, quelli finiti spesso sotto accusa per i caminetti in via Arenula o in una casa privata a due passi da Castel Sant’Angelo, non saranno presenti alla riunione di deputati e senatori pentastellati. Un meeting decisivo per le sorti del movimento. E anche il presidente della Camera, Roberto Fico, non è previsto che vada.

Le assenze di peso sono tali che diversi deputati e senatori si stanno chiedendo se sia il caso di andare e se non sia meglio disertare. Anche questo un modo per lanciare un segnale. Il capogruppo alla Camera, Davide Crippa, ha mandato un "doodle" per verificare le presenze. Dietro la richiesta l’emergenza Covid e la necessità di mettere a disposizione spazi adeguati, ma c’è chi assicura ci sia dell’altro. Ovvero il timore che alla fine l’assemblea vada deserta o quasi.

Tanto che, quando era ancora ora di pranzo, i parlamentari, ma anche i membri di governo 5 Stelle sono stati raggiunti dal seguente sms: "È importante che i ministri, viceministri e deputati - si legge nel testo visionato dall’Adnkronos - rispondano al doodle inviato dal presidente Crippa per la partecipazione alla congiunta di questa sera, perché a seconda della partecipazione dei deputati dovremmo predisporre più sale". Nella convocazione dell’assemblea, risalente a martedì scorso, lo spazio destinato ai deputati (i senatori saranno collegati via Zoom proprio per evitare assembramenti) è l’auletta dei gruppi di Montecitorio, abbastanza grande per ospitare tutti gli eletti alla Camera nel rispetto delle regole di distanziamento.

"Noi non ci sentiamo più un progetto... Abbiamo accettato un sistema verticistico che ha eliminato il dibattito, i momenti di riflessione sono stati castrati". È un fiume in piena il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia. L’esponente grillino durante l'assemblea propone una transizione dal capo politico: bisogna adottare un "modello cooperativo, non competitivo".

"No ai caminetti segreti", dice la deputata Dalila Nesci, promotrice del think tank "Parole guerriere" che in una proposta indirizzata a Crimi chiede di "disegnare, insieme ai promotori delle mozioni, il perimetro politico comune per la futura convocazione degli stati generali. Ossia decidere il cronoprogramma, il tipo di partecipazione e le modalità degli interventi". Il documento è stato firmato da una trentina di parlamentari, tra cui Carlo Sibilia, Giorgio Trizzino, Giuseppe Brescia.

Secondo quanto si apprende, durante l’assemblea, Crimi non ha messo in discussione la piattaforma Rousseau. Molti parlamentari, nelle ultime settimane, avevano chiesto a gran voce di rivedere il rapporto con l’associazione diretta da Davide Casaleggio, al quale ogni mese i portavoce devono versare un contributo di 300 euro per il funzionamento del portale. La polemica si è accesa ancora di più dopo che il figlio del cofondatore aveva mandato, pochi giorni prima dell’apertura delle urne, una mail a tutti gli iscritti di Rousseau avvisando che sarebbero state tagliate alcune funzioni a causa dei troppi morosi.

A quanto apprende l’Adnkronos, lunedì pomeriggio si terrà una riunione tra il capo politico del M5S Crimi, il

capodelegazione al governo per il Movimento, Alfonso Bonafede, e i ministri e i viceministri grillini. La location non è ancora stata definita, non è escluso che la riunione si tenga addirittura fuori Roma.

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