Uno, due. Prima Luigi Di Maio e la sua scissione, poi Beppe Grillo e i suoi no. Giuseppe Conte, dopo ore di faccia a faccia con il Garante sulla terrazza dell'Hotel Forum, sceglie il silenzio. L'ex premier sembra un pugile suonato e non riesce a tenere le briglie del Movimento. Così, al solito, ci pensa Grillo. Il fondatore arriva in una Roma torrida più che mai e si sistema nel solito albergo romano a due passi dai Fori Imperiali. Jeans, camicia blu e occhiali da sole, aspetta l'avvocato nel suo quartier generale. Non mette piede nella sede di Via di Campo Marzio. Non l'ha mai fatto e non lo fa nemmeno stavolta. Invece Conte si becca una gragnuola di niet. Si parte con il doppio mandato. Dalla serata di domenica girano voci su deroghe per il 5% o il 10% dei parlamentari già a due mandati. Un salvacondotto che avrebbe salvato solo i big contiani: Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi e pochi altri.
Si scatena subito la cagnara. «Se fanno una deroga per salvare Fico e la Taverna qua ce ne andiamo tutti con Di Maio», dice una parlamentare mentre Conte e Grillo discutono all'Hotel Forum. Ma già durante la nottata precedente, quella del Consiglio Nazionale urgente, deputati e senatori si erano scatenati. Risultato: nel vertice notturno di domenica non si è parlato di due mandati. «Abbiamo parlato di Ucraina, di governo, di amministrative, ma non è stato toccato il tema del doppio mandato, comunque Beppe è contrario a qualsiasi deroga», spiega in mattinata al Giornale un deputato che ha partecipato al summit della sera prima. Detto, fatto. Non ci sarà nessuna votazione, almeno nel breve periodo. «Non voglio deroghe ai due mandati, è un principio fondante», ripete Grillo negli incontri pomeridiani con i deputati. Stesso concetto esposto a Conte qualche ora prima. L'ex premier prova almeno a convincere il comico a indire una votazione-lampo per permettere a Giancarlo Cancelleri di candidarsi alle primarie per le regionali in Sicilia. Non se ne fa niente. Se ne riparlerà forse oggi, prima che il Garante riparta. Intanto anche Cancelleri brandisce la spada dell'addio in direzione Di Maio. Il proconsole siciliano si porterebbe via una decina di parlamentari, compresa la sorella Azzurra, deputata. Intanto il cellulare di Grillo è invaso dagli sms degli eletti che non ne vogliono sapere delle micro deroghe di Conte. Quelli al primo mandato vogliono il mantenimento della regola così com'è, quelli al secondo cercano deroghe basate sul merito, ma ancora non si capisce come. Il Garante blocca tutto.
E Grillo dice no al presidente del M5s anche sul governo. «Con Draghi il M5s ha preso un impegno e lo mantiene», chiarisce il fondatore a Conte. «Non esco dal governo per un co di inceneritore», dice ai parlamentari che lo incontrano. Li abbraccia uno a uno, li rassicura: «Non abbandono nessuno», ma prima gli sequestra i telefonini e glieli fa mettere in un'urna.
In serata si fa vivo Di Maio: «Agli italiani non interessa nulla del dibattito sui due mandati, noi sosteniamo il governo e vogliamo un'Italia forte in un momento critico a livello globale». La capogruppo in regione Abruzzo Sara Marcozzi e tre consiglieri regionali campani aderiscono a Insieme per il Futuro. I no di Grillo da quelle parti sono il passato.
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