Retromarce e auto-smentite Il solito pasticcio di Alfano

Il ministro si vanta del «successo» e fa ammenda: i criminali possono arrivare sui barconi. Poi se ne lava le mani: «Tocca a Tunisi indagare...»

RomaAngelino Alfano, bisogna capirlo. Troppi impegni, troppa campagna elettorale, troppi fatti concreti da spiegare sul terreno scivoloso del terrorismo e dell'immigrazione. Specie poi se e quando le due circostanze s'incrociano, cosa alla quale il ministro aveva detto di non credere. Ma che da ieri è tornata possibile. Anzi: negarlo sarebbe «controituivo», come i contorcimenti verbali di Alfano hanno chiarito (?).

Così il titolare del Viminale chiamato a riferire alla Camera sulla cattura del marocchino Abdel Majid Touil non solo è apparso vittima di «imbarazzante torpore» (Santanché dixit), ma stralunato e confuso. Fuori ruolo e fuori partita, essendo chiaro che il primo pensiero del ministro dell'Interno oggi debba essere rivolto all'ardua campagna elettorale in corso, mica ad altre bazzecole. Difatti Alfano si tradiva subito: «Riferirò solo i fatti, terrò fuori gli argomenti da campagna elettorale». Peccato che nel pomeriggio il ministro sia tornato segretario Ncd ritrovandosi a confondere dati e ruoli. Touil e De Luca, Italicum e Interpol.

Ma torniamo ai fatti, nella versione angiolesca. «Parliamo di un successo investigativo, frutto anche della buona cooperazione...», diceva Alfano, proprio però nelle stesse ore in cui gli inquirenti accertavano che quasi certamente il ragazzo fosse in Italia sia il giorno prima che quello dopo la strage. Al di là dei festeggiamenti elettorali, perciò, saremmo sull'orlo dell'errore giudiziario. A meno che non vengano confermate le voci che in serata parlano del giovane come di un trafficante di armi (anche per la strage).

Successo o errore ancora non si sa, e nel pomeriggio Alfano se ne lavava le mani (alla faccia della «buona cooperazione»): «Abbiamo eseguito un mandato di arresto internazionale sulla base di indagini svolte da un altro Paese... è lì che va rivolta la domanda». Viceversa, in mattinata, Alfano s'era pavoneggiato raccontando dell'arrivo di Touil a Porto Empedocle su un barcone il 17 febbraio scorso. «Lo straniero risulta aver fornito false generalità, ma veniva fotosegnalato.... Nei suoi confronti il questore di Agrigento ha poi disposto il respingimento, intimandone l'allontanamento...». L'identificazione di Touil, esagerava Angelino, «prova l'efficacia degli strumenti identificativi degli stranieri... Touil non è un caso isolato; abbiamo all'attivo 33 espulsioni di persone sospettate di legami con terrorismo islamico nei primi tre mesi 2015».

Massima efficienza? Non proprio. Perché il ministro ammetteva pure che tra febbraio e il giorno dell'arresto «non sono emerse presenze di Touil nel territorio nazionale». Eppure andava a scuola. Non era attenzionato ? No: al momento dell'espulsione «nulla a suo carico era stato segnalato dalle autorità tunisine, ne consegue che non era considerato un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale». A dirla tutta, se n'erano perse le tracce: «Andranno chiarite alcune circostanze non meno rilevanti, come i movimenti di Touil dopo il suo ingresso in Italia». Peccato che il ragazzo, clandestino ed espulso, frequentasse scuola. Un terrorista? «È solo dopo l'attentato del Bardo che il ragazzo assume la fisionomia del presunto terrorista: Aise e Aisi ne inseriscono il nome tra i sospettati e il tribunale tunisino lo ritiene coinvolto nella fase organizzativa dell'attentato». Un momento, Alfano si perde e ci fa perdere tutti. Ma allora su che basi è avvenuta questa «cattura non semplice... grazie al buon funzionamento delle impronte e del sistema di rintraccio»? Il sistema di rintraccio lo chiariva ancora Alfano: «L'incrocio dei dati presi al suo arrivo in Italia con la denuncia di smarrimento del passaporto sporta dalla madre a metà aprile hanno consentito...».

In pratica, un'autoconsegna del terrorista che va a denunciare la sparizione del passaporto e che, dopo l'arresto, si fa prelevare il Dna. Più che brillante operazione, una comica con guest-star d'eccezione: il Ministro che non c'è. Uno che, quando c'è, non si limita a dormire: russa.

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