Indiscrezioni e buchi neri, ​vacilla la versione di Renzi

Per la Casa Bianca la telefonata con Obama è stata "diretta e breve". Ma se il premier fosse stato all'oscuro della vicenda, una simile notizia non gli sarebbe stata data così

Giovanni Lo Porto a Multan, in Pakistan, dove lavorava
Giovanni Lo Porto a Multan, in Pakistan, dove lavorava

Il portavoce della Casa Bianca rilascia dichiarazioni che fanno traballare sempre più la versione del governo italiano su quando e come gli americani abbiano informato Roma dell'uccisione per sbaglio con un drone del cooperante Giovanni Lo Porto. Lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con le sue dichiarazioni solleva ulteriori dubbi. E i buchi neri sulla vicenda potrebbero far aprire negli Usa un'inchiesta come quella per il Datagate, la fuga di notizie sul sistema di intercettazione globale dello spionaggio americano.

Venerdì il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha dichiarato: «Non so se il presidente Obama abbia parlato col primo ministro Renzi del caso Lo Porto durante l'incontro alla Casa Bianca». Tenendo conto che il presidente del Consiglio ha sempre smentito di essere stato informato della tragica vicenda durante il suo viaggio a Washington la risposta del portavoce suona strana. Se veramente non ci fosse stato alcun accenno a Lo Porto avrebbe dichiarato seccamente che non se ne è parlato. Se il volto ufficiale della Casa Bianca sostiene di non saperlo sembra quasi una scappatoia per evitare di dire il falso e al tempo stesso mettere in difficoltà l'alleato italiano.

Ancora più strana la seconda frase pronunciata dal portavoce sulla telefonata del 22 aprile del presidente Obama, che informava Palazzo Chigi della morte di Lo Porto. «Posso solo dire che la telefonata con il premier Renzi è stata diretta e breve» ha sostenuto Earnest. Secondo il governo italiano era la prima volta che gli Stati Uniti ci informavano di aver ammazzato per sbaglio Lo Porto. Una notizia bomba e drammatica, che si risolve in «una telefonata breve». Se Renzi era all'oscuro della vicenda, come ha sempre sostenuto, avrebbe dovuto chiedere spiegazioni, protestare, pretendere dettagliati chiarimenti. Tutto, invece, si è svolto in maniera «diretta e breve», come se Palazzo Chigi fosse già al corrente da tempo della tragica vicenda.

Venerdì sera, alla trasmissione tv «Otto e mezzo», lo stesso Renzi ha usato un termine che aumenta i dubbi sulla versione del governo in Parlamento. «La certezza che i due corpi fossero quelli dei due cooperanti noi l'abbiamo avuta mercoledì», dichiara Renzi. Il termine «certezza» indica una conferma rispetto ad un sospetto già noto. Sospetto che per gli Stati Uniti era più che fondato nelle settimane successive al bombardamento in Pakistan del 15 gennaio, che è costata la vita a Lo Porto e ad un altro ostaggio americano. In questi mesi i nostri servizi non sono mai stati informati di cosa stava bollendo in pentola? Dopo un bombardamento mirato la «certezza», come dice Renzi, si ottiene solo con l'esame del Dna. Per farlo la Cia avrebbe dovuto organizzare il recupero di almeno una parte dei resti di Lo Porto e poi chiedere un campione ad un familiare. E una sequenza del genere poteva avvenire solo attraverso le autorità italiane, che in questo modo sarebbero state informate da tempo del tragico epilogo.

Gli altri buchi neri di questa vicenda riguardano il tipo di raid, in gergo signature strike , che ha ucciso i due ostaggi. In pratica viene lanciato non sulla base di informazioni certe sull'identità dei bersagli, ma su attività di ricognizione ed intercettazione che fanno supporre si tratti di una base di terroristi. L'assurdità è che Obama, in un intervento del 2013, aveva annunciato che la Cia non avrebbe condotto più raid così esposti a possibilità di errori, dopo il ritiro delle truppe americane dalle operazioni di combattimento in Afghanistan entro la fine del 2014. Lo Porto è stato ucciso quindici giorni dopo.

Ieri è trapelata la notizia che Obama potrebbe insediare un panel indipendente per accertare errori e responsabilità. Un analogo panel era stato istituito nell'agosto 2013, dopo le rivelazioni della talpa Edward Snowden sul programma di sorveglianza della National Security Agency.

«Siamo devastati dal dolore, senza parole e senza una bara su cui piangere. Non capiamo i come e i perchè della sua morte, ma pretendiamo che il governo faccia ora completa chiarezza sulla vicenda». Sono le parole di un «comunicato» della famiglia di Lo Porto sul cooperante ucciso. «Siamo stati rassicurati dalla Farnesina e aspettavamo con fiducia il suo ritorno ed ora si scopre che i fatti erano diversi. Giancarlo poteva e doveva essere liberato. Che fosse in quella zona era chiaro a tutti.

E quindi l'uso di droni metteva a rischio la sua vita» si legge nel messaggio. Il fratello Giuseppe ribadisce: «Non so come sarà il corpo di mio fratello, se esista ancora. Qualsiasi cosa sia rimasta, anche un occhio, noi ne chiediamo la restituzione».

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