Una lunga trattativa, che si concluderà solo oggi al Consiglio dei ministri, accompagna l'approvazione da parte del governo Draghi del Decreto con le misure anti-Covid. Draghi scioglie tre nodi solo nella tarda serata di ieri. E dopo un lungo braccio di ferro tra i due fronti, rigoristi e aperturisti, nel governo: scudo penale per i medici, allentamento delle misure se i dati migliorano, e divieto imposto alle Regioni di predisporre la chiusura delle scuole con un provvedimento in contrasto con una norma nazionale. Resta aperto un altro fronte: il turismo. Il ministro leghista Massimo Garavaglia chiede di accelerare sul pass vaccinale, ma soprattutto spinge per introdurre nel decreto la richiesta di Federalberghi: riaprire con test rapidi nelle strutture. Draghi resta fermo sul no. Si tratta. Sull'introduzione dell'obbligo di vaccinazioni per gli operatori sanitari passa la linea di Forza Italia. Non c'è invece intesa sulle sanzioni da adottare contro i medici no vax (su quest'aspetto è al lavoro il ministro della Giustizia Marta Cartabia): sospensione o trasferimento? La Lega non sarebbe d'accordo sulla sospensione. Anche sull'introduzione dello scudo penale la richiesta è partita dalle file azzurre: «Il cambio di passo sulle vaccinazioni è già visibile in tutto il Paese, e l'arrivo di otto milioni di dosi nel mese di aprile consentirà un incremento significativo delle somministrazioni. Dopo la firma dell'accordo con i farmacisti - proposta formulata da Forza Italia e tempestivamente accolta dal governo - ora serve il passo avanti decisivo, ossia il coinvolgimento a pieno regime dei quasi 200mila medici e odontoiatri disponibili a vaccinare sul territorio. Un obiettivo che si può raggiungere solo garantendo uno scudo penale che, salvo i rarissimi casi di colpa grave, metta al riparo chi vaccina da conseguenze giudiziarie senza fondamento. Per questo mai come in questo caso il decreto che lo prevede è necessario e urgente», aveva commentato nel pomeriggio Anna Maria Bernini, capogruppo di Fi al Senato. La norma entra nel decreto. Passa la linea Draghi, invece, sul divieto imposto ai governatori di chiudere le scuole, anche in zona rossa, contro una norma nazionale. Sia Lega che Pd non erano d'accordo. Ma è stato il premier a voler riportare la scuola sotto il controllo dell'esecutivo. La partita vera nell'esecutivo si gioca (è ancora in corso) sui colori: Forza Italia e Lega chiedono di reinserire la fascia gialla e bianca nelle regioni con dati incoraggianti. Lo scontro partorisce una mediazione: si prevede la possibilità di allentare le misure anti contagio in relazione ai dati. La Lega fa muro: «Chiediamo di riaprire quando i dati lo permettano, nessuno pensa a riaprire in zona rossa. Non riteniamo utile neanche plausibile stabilire oggi, 30 marzo, che per tutto aprile non se ne parli neanche. Decidere oggi che se ne parla a maggio è un discorso scientificamente, socialmente e culturalmente sbagliato.
Chiediamo che nel decreto questa previsione venga inserita, che, se i dati miglioreranno, nelle zone più tranquille, si possa tornare a riaprire. Abbiamo chiesto al presidente Draghi che venga inserita la possibilità, qualora i dati migliorino di procedere, con le riaperture». Richiesta per ora accolta.
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