Guadagnano, in media, circa tre euro a consegna. E molti di loro sono immigrati, spesso senza documenti. Quotidianamente sono impegnati nelle consegne di cibo a domicilio e in questo "giro" ci finiscono nei modi più diversi. Attraverso amici, conoscenti e, quando capita, vere e proprie società che operano da intermediarie.
È quanto emerso dall'inchiesta di "Quarta Repubblica", il programma condotto da Nicola Porro, tutti i lunedì su Retequattro. Le immagini, andate in onda in esclusiva, hanno mostrato il sistema di licenze agli immigrati irregolari che permettono loro di lavorare, a Milano, come account per le principali aziende di delivery.
Il reportage, diviso in due testimonianze, ha mostrato, in un primo video, alcune rivelazioni dei lavoratori stranieri (senza permessi) impegnati nelle consegne di cibo in bicicletta. Dalle interviste è emerso che ad aiutarli, in qualche circostanza, sono rider stranieri in regola, che forniscono a chi non lo è dati e account come merce di scambio per permettere loro di lavorare. Mentre altri, invece, si rivolgono ad altre società che funzionano, appunto, da intermediarie. Si tratta di ditte terze di logistica che non hanno alcun rapporto con le grandi società di delivery, ma che ne utilizzano le piattaforme fornendo fattorini.
Nel secondo servizio, invece, le telecamere hanno documentato che i rider, ogni giorno, partono e ritornano in bus da Robbio, in provincia di Pavia, si fermano a Mortara dove prendono le
attrezzature, come biciclette e borsoni, e si recano in treno a Milano a lavorare. Molti di loro sono cittadini extracomunitari, alcuni richiedenti asilo, altri con permesso di soggiorno scaduto e che vivono nei centri d’accoglienza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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