Rifiutò un rapporto: Anica uccisa. L'ex datore di lavoro fa scena muta

Non risponde al gip, arresto convalidato. Il corpo gettato nel Piave

Rifiutò un rapporto: Anica uccisa. L'ex datore di lavoro fa scena muta
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Una lite degenerata, l'omicidio a mani nude, il corpo avvolto in un tappeto e gettato nel Piave a Spresiano, in provincia di Treviso, il 21 maggio scorso. Gli inquirenti hanno ricostruito così la morte di Anica Panfile, la 31enne di origini romene che sarebbe stata uccisa dal suo datore di lavoro, il 77enne Franco Battaggia, ex della mala del Brenta. L'uomo, arrestato il 16 gennaio per omicidio e tentata soppressione di cadavere aggravata, ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip che ha convalidato il provvedimento restrittivo per i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga, visto che l'indagato ha precedenti per evasione ed omicidio.

Gli investigatori ritengono di avere elementi per provare la sua colpevolezza. Dopo il ritrovamento del corpo c'è voluto poco per capire che la donna non era morta annegata: non aveva acqua nei polmoni e presentava evidenti lesioni al volto e al capo. Le indagini si sono subito indirizzate verso Battaggia, gestore di una pescheria dove aveva lavorato la vittima. Il giorno della scomparsa Anica era andata nel suo appartamento, dove talvolta faceva le pulizie, per ritirare il cud. Aveva scritto al compagno su whattsapp che dopo sarebbe tornata a casa. Invece dopo le 16.07 smette di visualizzare i messaggi. Non sarebbe stato un delitto premeditato, ma di impeto, arrivato forse al culmine di una discussione. La 31enne aveva assunto cocaina. Chi indaga ritiene che i due in passato abbiano avuto rapporti sessuali duranti i quali l'uomo avrebbe offerto cocaina ala 31enne, come - a detta di una prostituta che lo aveva frequentato - sarebbe stato solito fare prima degli incontri a pagamento che organizzava a casa. Il fatto che Anica avesse assunto droga fa pensare a una lite per un rapporto sessuale, forse non consenziente. Ma è solo un'ipotesi. Al momento i motivi della discussione non sono chiari e comunque i due non avevano avuto rapporti nel giorno della scomparsa della donna. Il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, ha spiegato che Battaggia avrebbe tentato di organizzare la fuga all'estero: pochi giorni dopo la morte della donna, infatti, aveva fatto richiesta di una carta d'identità valida per l'espatrio.

Tra gli elementi in mano agli inquirenti anche la mappa che i carabinieri di Treviso hanno realizzato incrociando i dati di telecamere di videosorveglianza pubbliche e private della zona dove abitava Battaggia e dove è stato trovato il cadavere di Anica. In particolare si sono rilevate importanti le immagini della telecamera di un'abitazione privata vicina al luogo del ritrovamento del corpo, che hanno immortalato tre passaggi del pick up del 77enne.

Inoltre in un rustico appartenente all'uomo gli investigatori hanno sequestrato un tappeto arrotolato sul quale è stata rinvenuta una traccia biologica della vittima: l'ipotesi è che sia stato usato per trasportare il cadavere.

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