Dopo la "questione Quirinale" conclusasi in un gran trionfo per Matteo Renzi, ora la patata bollente si sposta in viale Mazzini. Il premier, infatti, dovrà mettere (finalmente) mano alla riforma della televisione pubblica. E mentre al settimo piano proclamarsi "renziani" è motivo di vanto continuo, al pari di un'auto nuova fiammante o una villa ai Caraibi, la base resta fortemente critica verso un presidente del Consiglio che ha preteso 150 milioni di euro dalle casse della tv di Stato. Un alibi perfetto per far fare sacrifici ad alcuni e cristallizzare i privilegi di altri.
Ma ormai ci siamo, la riforma è quasi pronta. E dopo il "prepotente"ingresso di SkyTg24 nella piattaforma del digitale terrestre, bisogna schiacciare sull'accelleratore e dare una bella scossa "salva-Rai". Infatti, in attesa di capire quali risvolti avranno sulle cose Rai l'accresciuta forza e la serenità politica di Renzi, in brodo di giuggiole per aver portato al Quirinale chi voleva lui (e come lui voleva), viale Mazzini è ferma al palo, ossia al progetto di accorpamento delle 7 testate giornalistiche in due sole Newsroom. Alla fine, guardando alla Bbc (tarlo del premier), l'approdo dovrebbe essere una sola testata per tutta la tv pubblica. Come tappa intermedia, l'idea sarebbe da unire Tg1, Tg2 e Rai Parlamento in una newsroom; Tg3, Rai News 24 e l'informazione regionale della Tgr, in una seconda. Ovviamente, la parola d'ordine è una: risparmiare.
Come sarà la nuova "turbo Rai" targata Matteo Renzi? Sul tavolo del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, da tempo giace il dossier che ridiscute i criteri di nomina: un amministratore delegato, un consiglio d'amministrazione molto snello (5 membri) e un direttore generale operativo. Arriverebbe poi una Fondazione che dovrebbe funzionare da filtro tra il Parlamento e viale Mazzini.
Uno stravolgimento "traumatico" della governance della tv pubblica. Che mai prima d'ora era stato pensato, figuriamoci messo in atto. Il cambio è previsto per il prossimo settembre in concomitanza con la naturale scadenza del Cda presieduto da Anna Maria Tarantola.
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