Riforme, salta l'accordo sull'elezione del Senato

Calderoli: "Accordo saltato, vedremo in aula". Il nodo è il meccanismo di designazione dei senatori

Riforme, salta l'accordo sull'elezione del Senato

Il cammino delle riforme è tutto in salita. Il ddl Boschi è costretto a rallentare rispetto ai tempi previsti. "Così non va, non c’è accordo. A questo punto andiamo in Aula lunedì e lì scioglieremo i nodi". Dopo l'ennesimo sbandamento Roberto Calderoli, correlatore alla riforma sul bicameralismo, annuncia un nuovo stop nella discussione. Ieri sera si erano avuti i primi segnali di un cammino ancora tutto in salita quando il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi aveva deciso di far passare la nottata prima di licenziare il provvedimento. Il sonno, però, non ha portato consiglio e adesso è arrivato un nuovo stop.

Le tensioni sono convogliate sull'articolo 2 che riguarda la composizione del Senato elettivo. La Lega Nord non apprezza che la legge elettorale per Palazzo Madama venga inserita direttamente in Costituzione, come invece è previsto dalla modifica depositata martedì sera dalla correlatrice Anna Finocchiaro. Parlando con i cronisti, Calderoli ha spiegato che sia lui che diversi senatori della maggioranza contestano la formulazione dell’emendamento sull’elezione dei senatori da parte dei consigli regionali. L’emendamento era stato scritto dopo un incontro tra il governo e il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani. "L’emendamento - ha spiegato Calderoli - da una parte prevede l’elezione su base proporzionale dei senatori da parte dei consigli regionali, ma dall’altro aggiunge che questa deve avvenire 'tenuto conto della consistenza dei gruppi consiliari'. Questo significa che si sa già in partenza quanti senatori spettano a ciascun gruppo, e che quindi il voto dei consiglieri regionali perde di peso". "Se aggiungiamo - ha continuato il senatore lumbard - che la norma transitoria stabilisce che i senatori verranno eletti dai consigli regionali sulla base di listini bloccati, capiamo che i futuri senatori li sceglieranno i capigruppo e non verranno eletti dai consiglieri regionali".

L'obiezione non è sollevata soltanto dalla Lega Nord. La modalità non piace nemmeno agli alfaniani di Ncd che stanno, infatti, disattendendo le indicazioni della maggioranza.

"È un pasticcio costituzionale, se il testo rimane così è difficile votarlo", ha commentato il senatore centrista Andrea Augello accusando l'emendamento Finocchiaro di "creare un vincolo ai consiglieri regionali che saranno prederminati" nella scelta dei futuri senatori "in base alle percentuali" di proporzionalità che, nella pratica, favoriranno i partiti maggiori e renderanno quasi impossibile l'elezione dei "partitini" nel nuovo Senato.

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