Riforme, al Senato tutto procede a rilento. Scontro Zanda (Pd) e Grasso

L'ostruzionismo rallenta i lavori per le riforme a Palazzo Madama. Il presidente del Senato pensa all'escamotage del "canguro" per accorciare i tempi

Riforme, al Senato tutto procede a rilento. Scontro Zanda (Pd) e Grasso

Al Senato un'ora e mezza per votare un solo emendamento al primo articolo del ddl Boschi. Con 262 no e 14 sì è stato bocciato: chiedeva di abolire le circoscrizione degli italiani eletti all’estero. Novanta minuti buoni per passare alla votazione: è l'effetto dell’ostruzionismo che rallenta di molto i lavori in aula. Molti senatori M5S, infatti, sono intervenuti in dissenso per prendere tempo. A Felice Casson (Pd), che ha lamentato la decisione di Grasso di concedere solo un minuto di tempo ai senatori che parlano in dissenso dal proprio gruppo, il presidente del Senato ha replicato: "Spetta al presidente l’armonizzazione dei tempi quando non c’è il contingentamento". Intanto il presidente del Consiglio Renzi tira dritto: "Possono rallentarci ma non fermarci. Quest'estate lavoreranno in molti".

Dopo un’ora di discussione, ostruzionismo, interventi sull’ordine dei lavori e proteste infinite, l’Aula si esprime sul secondo emendamento, bocciando anche questo. A fine giornata gli emendamenti votati sono tre, 920 le richieste di voto segreto.

Sui tempi lunghi (un'ora e mezzo per un emendamento) si era lamentato il capogruppo del Pd Luigi Zanda: "Il presidente Grasso aveva parlato di poteri di armonizzazione. Chiedo alla presidenza se può informare l’aula su tali poteri. Un'ora e mezzo per votare un emendamento ci dice molto su quale è il nostro futuro". La tensione tra i due si era già manifestata in precedenza. A farla scoppiare era stata la decisione del presidente del Senato sull’ammissibilità del voto segreto su alcune parti della riforma della Costituzione (920 richieste) "sui soli emendamenti riferiti alle funzioni delle Camere"), che ha spiazzato la maggioranza al Senato: nella Giunta del Regolamento las maggioranza si era espressa chiaramente a favore del voto palese. Zanda non ha nascosto la propria irritazione nei confronti della scelta, ritenendo che il regolamento non sia stato rispettato. La questione delle minoranze linguistiche, su cui è stato ammesso lo scrutinio segreto, viene valutata in realtà come uno schermo dietro al quale possono passare cambiamenti anche sostanziali della riforma. Il capogruppo, poi, non avrebbe apprezzato il fatto che Grasso non avrebbe tenuto conto proprio del parere espresso dalla maggioranza nel corso della Giunta.

Per cercare di ridurre i tempi si pensa a qualche escamotage. Una potrebbe essere il "canguro", di cui ha parlato oggi Zanda: gli emendamenti vengono raggruppati, non solo quelli uguali ma anche quelli di contenuto analogo. Una volta approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri. Secondo Grasso così cadrebbe quasi il 40% degli emendamenti alle riforme, ma ne rimarrebbero comunque quasi 5.000, definiti con un ardito neologismo "incangurabili".

In un incontro con Giorgio Napolitano il presidente del Senato ha manifetato le "gravi difficoltà rappresentate da un ostruzionismo esasperato". Il Capo dello Stato ha subito raccolto l'allarme, ed ha parlato del "grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità dell’istituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale". Insomma, la riforma deve andare avanti. Parola del Quirinale.

La rabbia di Renzi

Il presidente del Consiglio sarebbe furibondo, sia per i tempi del dibattito a Palazzo Madama, sia per la decisione del presidente Grasso sul voto segreto. Una decisione che ha profondamente irritato il Pd, sia nel merito che per l’atteggiamento di Grasso. Quanto sta accadendo, sarebbe il ragionamento di Renzi, rende evidente a tutti che i senatori non si vogliono autoriformare. E non si esclude un affondo del premier, nelle prossime ore, sui costi dell’attuale Senato, per mettere in chiaro la posta in gioco. "Così non c’è alcuna possibilità di chiudere entro la pausa estiva e, con il voto segreto, c’è pure il rischio di andare sotto - si ragiona in ambienti Pd al Senato -. Di per sé, andare sotto, non sarebbe una tragedia. Poi si aggiusta alla Camera. Ma Renzi ci ha messo la faccia sulle riforme e l’aspetto simbolico potrebbe prevalere sul resto...". Che fare per uscire dallo stallo? Napolitano convincere Grasso a rivedere alcune decisioni (vedi voto segreto)? Al Senato l’ipotesi prevalente è quella di un possibile accordo politico che coinvolga Lega e Sel (l’apertura oggi di Nichi Vendola è stata notata) e che, oltre le riforme, vada a toccare in modo particolare l’Italicum. Se arrivasse un accordo del genere i tempi sarebbero rispettati. E le ferie dei parlamentari sarebbero salve.

L'apertura di Vendola

"Vogliamo che con le riforme più potere vada ai cittadini - dice Nichi Vendola -. Il governo Renzi va invece della direzione opposta: togliere potere agli elettori per darlo ai potenti. Con questa riforma il potere resta - ha aggiunto il governatore della Puglia - tutto nelle mani degli esecutivi, mentre vanno costruiti contrappesi e contropoteri. La propaganda renziana è la vera smentita a tutte le grandi riforme che erano state annunciate". "Il governo Renzi deve smettere di fare ostruzionismo alle sue stesse riforme impedendo un confronto sereno in Parlamento. Abbiamo ascoltato - ha detto il leader di Sel - le parole del presidente della Repubblica sulla necessità delle riforme e abbiamo chiesto un colloquio per spiegare le ragioni dei nostri 5000 emendamenti presentati a Palazzo Madama.

Gli abbiamo spiegato le ragioni della nostra ribellione all’ostruzionismo che il governo sta facendo a se stesso e abbiamo chiesto un atteggiamento più rispettoso delle forze politiche che in modo ampio vorrebbero discutere nel merito le riforme".

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