Rifornimenti "agili" alle truppe di Kiev per fermare la nuova tenaglia russa

Mosca non farà gli stessi errori e si riposiziona. Si teme un attacco concentrato di forze corazzate

Rifornimenti "agili" alle truppe di Kiev per fermare la nuova tenaglia russa

La guerra in Ucraina cambia forma e gli stati maggiori occidentali e gli analisti cercano di prevedere come aiutare nel modo migliore Kiev. L'appello degli ucraini che sono riusciti a resistere per 42 giorni al rullo compressore di Mosca - anzi sono proprio riusciti a guastarlo - è piuttosto chiaro e univoco.

«Ho tre richieste oggi per il Consiglio atlantico: armi, armi, armi». Non ha usato giri di parole il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. «Sappiamo come vincere, dateci le armi. Credo che il patto che l'Ucraina sta offrendo sia equo». La questione è soprattutto capire che armi offrire, e non solo per gli ovvi limiti che la situazione geopolitica e diplomatica impone. Quello che è successo con il primo attacco russo che con tutta probabilità era stato immaginato come una guerra lampo di corpi speciali che le truppe di leva avrebbero dovuto solo stabilizzare, si è tradotto in un'amara lezione per Mosca. Ma questa fase di rallentamento e riorganizzazione non è affatto il segno che i russi molleranno la presa, anzi si stanno probabilmente preparando a fare quello che, tradizionalmente, sapevano fare meglio: guerra d'attrito con grandi unità. La mossa di spostare l'offensiva nell'Est potrebbe secondo il Pentagono «allungare la guerra più di quanto chiunque di noi voglia». Gli Usa si aspettano che il conflitto si intensifichi nella zona del Donbass e che questa volta i russi procedano con vaste operazioni in campo aperto. Userebbero grandi quantitativi di blindati e carri armati su vasta scala, che costringerebbe gli ucraini a un tipo di combattimento diverso da quello sperimentato sinora, dove le colonne russe sono state sbocconcellate dopo essersi bloccate attorno alle città. Tanto che ieri persino il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha ammesso «perdite significative» tra i suoi militari. La nuova fase partirebbe da una manovra avvolgente e rapida, partendo da Sud e da Est, tesa a far finire in una sacca le forze ucraine che si trovano incuneate a difesa evitando i bastioni di resistenza cittadina. Un attacco che potrebbe essere pronto per la terza, quarta settimana di aprile. Che sia un'opzione che non esiste solo sulla carta è provato proprio da alcuni degli aiuti che in questo momento Europa e Usa si stanno affrettando a mandare.

Da un lato gli Usa si sono impegnati a triangolare verso l'Ucraina carri armati di fabbricazione ex sovietica che dovrebbero essere di facile impiego per gli ucraini. Agli ucraini sarebbero piaciuti mezzi come il Leopard 2. Ma servono sei mesi di addestramento. Una pratica complessa e su cui i Paesi fornitori cercano di porre una cortina di silenzio. Però non è un segreto che la Polonia stia comprando carri americani Abrams e quindi avrà eccedenze di T72 e di P91. Dall'altro li stanno rifornendo di droni che consentirebbero di rendere meno pesante la loro inferiorità aerea che contro un attacco massiccio, rapido, e localizzato su precise direttrici, potrebbe tornare a farsi sentire. Si va dai droni da ricognizione puma ai temibili switchblade, bombe volanti miniaturizzate. Gli Usa hanno addestrato personale ucraino a usarli e ora questo personale replica l'addestramento sulle truppe di prima linea. Esiste poi un consistente problema di mobilità delle forze ucraine, e in questo senso sta intervenendo anche Londra. I comandi britannici stanno predisponendo piani operativi con l' invio di blindati entro le prossime «tre settimane». Lo scriveva ieri il Times, citando fonti del ministero della Difesa. Sono considerati aiuti «cruciali»: mezzi come il Mastiff, già usato per il pattugliamento in teatri bellici tipo l'Afghanistan; o il Jackal, per la ricognizione.

Gli ucraini non hanno mostrato soverchio entusiasmo per le mitragliatrici e per gli anticarro arrivati dall'Italia, già di più per gli stinger. Hanno invece mostrato la massima ammirazione per i blindati Lince italiani che sono in dotazione ai russi che li costruivano su licenza.

Ecco di nuovo il tema mobilità che potrebbe diventare fondamentale di fronte a un'offensiva russa fatta anche a disgelo finito, il pantano per ora ha fatto danni all'invasore quanto i Javelin. Se l'attacco verrà fermato o, in qualche modo, anche anticipato dagli ucraini, il conflitto prenderà una piega ora non prevedibile.

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