La macabra tombola è finita. L'hotel della morte ha restituito i 29 cadaveri che erano stati inghiottiti dal ghiaccio e dalle macerie il 18 gennaio o sono morti nelle ore seguenti, aggrappandosi all'inutile speranza di rivedere la luce.
Il comunicato stampa numero 19, diffuso ieri dopo mezzanotte dalla Prefettura di Pescara, chiude il tragico bilancio e la tenacia degli angeli dei soccorsi lascia il posto all'amaro realismo. «Abbiamo pregato affinché Dio ci restituisse vivi tutti coloro che erano rimasti sotto le macerie - ha detto il governatore dell'Abruzzo Luciano D'Alfonso -. Purtroppo non è stato così». Quando da quell'inferno erano stati estratti in buone condizioni la moglie di Parete, Adriana, il figlio Gianfilippo e la sorella Ludovica, sopravvissuta con gli altri tre bambini, e ancora, tra venerdì e sabato, Giampaolo Matrone, Francesca Bronzi e i fidanzati Vincenzo Forti e Giorgia Galassi, sembrava che le cose stessero prendendo una buona piega. Ma così non è stato. «C'è stata una sequenza impressionante, traumatica di eventi avversi, tutti di forte intensità e portata micidiale - ha sottolineato Monsignor Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo de L'Aquila -. C'è stato un evento naturale che si è scatenato su strutture umane, che in molti casi si sono rivelate inadeguate». Mentre si seppelliscono i morti e proseguono gli accertamenti autoptici, ci si chiede se qualcosa in più poteva essere fatto. E si scopre che la mail di richiesta di aiuto di Bruno Di Tommaso, il direttore dell'hotel, è arrivata in Comune prima della valanga, ma non c'era corrente e nessuno ha potuto leggerla. E si apprende che a Farinarola la Commissione valanghe, era stata soppressa nel 2005 e non si riuniva da dodici anni. Forse il prezzo umano di due eventi naturali, terremoto e slavina, poteva essere meno pesante. Ma cercare capi espiatori, ora, serve a poco.
«Siamo vicini a tutte le famiglie delle vittime dell'hotel e a quelle dell'elicottero del 118 caduto - ha detto il Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, facendo il punto a Penne -. Abbiamo dimostrato che il sistema è coeso e funziona. Si conclude un momento importante dal punto di vista tecnico, ma non si è conclusa l'attività degli operatori». Nelle ricerche hanno lavorato 200 uomini, tra vigili del fuoco, militari della finanza, esercito, carabinieri, soccorso alpino e 118. «Le operazioni - spiega il direttore centrale delle emergenze dei vigili del fuoco, Giuseppe Romano - sono state tra le più complesse che abbiamo mai gestito: il crollo di un edificio di 4 piani sotto una valanga in un contesto di terremoto, in un'area inaccessibile». E il luogo è ancora presidiato per il rischio valanghe e gli accertamenti investigativi ancora da compiere.
Adesso la parola d'ordine è giustizia. «Mi batterò a costo di vendere tutte le proprietà», promette Alessio Feniello, che tra quel ghiaccio ha perso il figlio Stefano. Ieri il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha incontrato a Palazzo Chigi i 4 governatori delle regioni colpite dal terremoto per fare il punto sul decreto Emergenza.
«Le cose che stiamo facendo fanno parte di un percorso reale di risposte concrete - dice il commissario alla ricostruzione Vasco Errani -. Con il decreto della prossima settimana ci saranno elementi chiari in questa direzione».
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