La rincorsa di Erdogan tra comizi e preghiere "Kilicdaroglu terrorista. Ma se perdo lascio"

Campagna chiusa con i fan e a Santa Sofia. "Paese moderno, senza di me si va indietro"

La rincorsa di Erdogan tra comizi e preghiere "Kilicdaroglu terrorista. Ma se perdo lascio"
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Istanbul. Il quartiere di Shishane, vicino alla famosa Istiklal Kaddesi nel cuore di Istanbul, è una roccaforte dei sostenitori di Kemal Kilicdaroglu, il temibile avversario di Recep Tayyip Erdogan alle elezioni che si tengono oggi. Shishane è un sobborgo alla moda pieno di caffè e ristoranti tipici, liberale e cosmopolita. Qui si trova anche la famosa Soho House, un club esclusivo della città con una piscina sul terrazzo. Metin, 22 anni, lavora in una farmacia e non nasconde il suo entusiasmo. «Siamo tutti eccitati, ma nello stesso tempo preoccupati per quello che potrà accadere. Gli studenti non hanno più speranza perché qui non c'è lavoro e l'economia è un disastro. Erdogan è come un prestigiatore: promette ma non mantiene nulla. Io vorrei emigrare in Italia, in America o in Olanda ma non ho i soldi per farlo. Erdogan è al potere da 20 anni, bisogna cambiare». In un bar più avanti Barfin, 25 anni, studentessa di sociologia, sorseggia un caffé e lavora al computer. «Voterò per Kilicdaroglu non perché credo nella sua qualità ma perché voglio voltare pagina - spiega - . Nella mia università Erdogan ha sostituito il rettore solo perché non aveva le sue stesse idee e ora sono state installate telecamere ovunque per controllare se beviamo alcolici». Anche Salcuk, 55 anni, ingegnere, fa notare mentre fuma il suo sigaro che «se Erdogan vincerà o perderà sarà un segnale per tutte le autocrazie del mondo. Qui nessuno vuole più investire. Inoltre Erdogan si è sempre più allontanato dall'Occidente e avvicinato all'Est, cioè alla Russia e alla Cina. È un cambiamento di strategia notevole. E ha anche usato la minaccia dei profughi per avere in cambio dall'Europa denaro».

Se si scende in giù da Shishane attraverso una stretta scala si arriva a Kasimpasa. Qui è nato e cresciuto proprio Erdogan e vivono i suoi più convinti sostenitori. La via centrale è attraversata da sue immagini e tappezzata da bandiere rosse con la mezza luna e la stella bianche. Per la strada la gente è entusiasta e ha in mano dei garofani rossi. È a Kasimpasa che Erdogan ieri ha tenuto il suo ultimo comizio, prima di recarsi a Santa Sofia. La sua gente lo ha accolto tra urla di gioia ed eccitazione. Dopo un'attesa di circa un'ora il Sultano è comparso. Ha iniziato il suo discorso prima con toni moderati ma pian piano ha caricato la piazza: «La mia è una Turchia moderna, indietro non si torna». Kasimpasa è un quartiere dove vive la classe medio-bassa, per lo più conservatrice, religiosa e tradizionalista. Al comizio c'erano tutti. Bambini, mamme, anziani. Come Aisha, 78 anni, casalinga, che indossa il velo. «Domani voterò per Erdogan e vincerà. Ha portato ordine nel Paese e nessuno patisce più la fame, prima eravamo poveri ora stiamo meglio». Anche Bakir, 40 anni, gioielliere voterà per il presidente. «L'economia non va bene in tutto il mondo, ma migliorerà dopo le elezioni perché ci sarà più stabilità. Erdogan ha anche dato più spazio alle donne e ora molte di loro lavorano. Quelle uccise non lo sono state certo per colpa sua». Poi continua: «In Turchia c'è libertà, tutti possono parlare in maniera critica di Erdogan e chi è in prigione si trova lì perché fa parte del Pkk». Considerata organizzazione terroristica da Erdogan, che accusa il rivale di legami con essa.

Erodgan promette di accettare un'eventuale sconfitta: «Siamo arrivati al potere in modo democratico. Considereremo legittimo qualsiasi risultato». Ma intanto Kemal Ozkiraz, fondatore dell'istituto di sondaggi Avrasya che ha previsto la sua sconfitta, è finito in custodia ad Ankara.

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