Riparte la corsa del premierato: dopo lo stop torna in aula a maggio

La presidente del Consiglio riaccende i riflettori sul progetto. Casellati: "Avremo le quattro letture"

Riparte la corsa del premierato: dopo lo stop torna in aula a maggio
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Mentre la separazione delle carriere procedeva spedita in Parlamento e l'autonomia differenziata veniva bloccata dalla Corte costituzionale, il premierato dopo il sì in prima lettura al Senato sembrava finito in un limbo alla Camera.

Finché Giorgia Meloni ha inaspettatamente riacceso i riflettori sulla terza grande riforma del centrodestra, definendola «fondamentale» per l'Italia, perché «restituisce ai cittadini il pieno potere di scegliere da chi vogliono essere governati e garantisce che chi viene scelto abbia il tempo per realizzare il mandato che ha ricevuto». Quella che è stata battezzata «la madre di tutte riforme», deve garantire stabilità e rappresentatività ma Meloni spiega che servirà ai «governi che verranno». Il silenzio degli ultimi mesi, però, ha fatto sospettare che il testo fosse finito su un binario morto per una scelta politica a favore del ddl sulla giustizia.

Dopo la prima approvazione in Senato il 18 giugno 2024, il disegno di legge costituzionale è arrivato alla Camera e l'ultima audizione risale al 3 ottobre. Ora è stata calendarizzato per maggio, salvo rinvii. «C'è stato un rallentamento - ha spiegato la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati (foto) - per la congestione in commissione Affari costituzionali, siamo a livello di audizioni, che spero al più presto proseguano. Penso che per la fine della legislatura avremo le quattro letture, le prime due sono fondamentali».

Secondo le previsioni, dunque, la riforma potrebbe entrare in vigore nel 2027, con un'eventuale modifica della legge elettorale. In percorso iniziato a Palazzo Madama è stato lungo e approfondito, sono stati ascoltati Presidenti emeriti della Consulta, sindacati, rappresentanti di imprese, Comuni, Regioni e oltre 30 costituzionalisti.

Alla Camera, però, la riforma molto contestata dalle opposizioni ha rallentato. Il governo ha sempre detto che, nonostante le resistenze, dovrà avere la più ampia condivisione possibile perché rappresenta «una priorità per il futuro del Paese, non solo per il centrodestra», come ripete spesso Casellati. E il ministro, per un eventuale referendum, ha spiegato: «Confido molto nella sensibilità degli italiani, che fuggono dalle urne perché non vengono coinvolti nelle decisioni, ma se comunichiamo bene che sceglieranno loro il tipo di governo, anche se abbiamo il continuo controcanto delle opposizioni che non corrisponde a verità, i cittadini voteranno a favore, perché vorranno riappropriarsi di quello che a loro spetta».

L'instabilità politica è costata all'Italia in 10 anni ben 265 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico e il premierato sarebbe una straordinaria leva economica, ricorda spesso Casellati. «È tempo di cambiare - dice- e questo governo è determinato ad andare fino in fondo».

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