Risalgono i contagi, non è la quinta ondata

Gimbe: "Tenere la mascherina al chiuso"

Risalgono i contagi, non è la quinta ondata

Meno tamponi ma più mirati verso i casi sospetti fanno aumentare in Italia la percentuale di positività: si passa da 74.024 positivi su 478.051 test per una percentuale del 15,5% ai 60.415 i nuovi casi di Covid con 370.466 tamponi effettuati e una percentuale del 16,3%. Numeri che portano a un aumento dei ricoveri ordinari con sintomi (+111 ovvero +2,3% nell'ultima settimana) mentre fortunatamente scende il dato per le terapie intensive (-4). Si contano 93 decessi (+8,1% rispetto a 7 giorni fa).

Dati che però non sono omogenei nelle varie regioni: «L'incidenza a 7 giorni per 100mila abitanti è maggiore in quelle del centro-sud, mentre è minore in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - Differenze che, inevitabilmente, rendono il dato nazionale poco generalizzabile. L'incremento riguarda tutte le fasce di età con una maggior risalita in quelle più giovani: 10-19 anni e a seguire 0-9 anni». Proprio per la minore circolazione virale per i 18,8 milioni di persone di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, e alta incidenza al centro-sud, l'aumento di casi non rappresenta per l'esperto un «semplice rimbalzo, anche se al momento non possiamo etichettare la risalita come avvio della quinta ondata». Differenze regionali che si rilevano anche per la variante Omicron 2, ora al 44%, secondo i dati dell'Iss e che per Cartabellotta, «sono di difficile interpretazione, perché nel nord-ovest, dove il virus circola meno, la prevalenza di Omicron 2 è più elevata (68%), mentre risulta più bassa (32%) al sud con una maggior circolazione». Informazioni disponibili grazie anche a quei bollettini quotidiani che qualcuno vorrebbe eliminare. «Sarebbe un atto di ingiustificata censura sottolinea - La scadenza dello stato di emergenza non cala il sipario sulla pandemia che, per una sua gestione ottimale, richiede una maggior disponibilità di dati». Con i contagi e i ricoveri ordinari crescenti, ma che non mettono ancora in sofferenza gli ospedali, sarebbe un azzardo togliere la mascherina al chiuso.

«La ritengo una follia per due ragioni: innanzitutto, per l'elevatissima contagiosità di Omicron e ancor più di Omicron 2; in secondo luogo perché la protezione del vaccino nei confronti del contagio è limitata (60%) e declina rapidamente».

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