La risposta più forte alle ingerenze è l'unità: una lezione per il Pd

Meloni e Mattarella sfoderano l'arma più forte. Una lezione per il Pd che in campagna elettorale ha favorito queste ingerenze per attaccare il centrodestra e che ora tace davanti ai veleni francesi

La risposta più forte alle ingerenze è l'unità: una lezione per il Pd

I primi attacchi erano stati mossi già in campagna elettorale. Bruxelles per prima aveva aperto il fuoco di fila. Prima gli spintoni di Frans Timmermans, poi gli avvertimenti di Ursula Von der Leyen. Subito dopo era toccato a Berlino. Complice un Enrico Letta in cerca di sponsor europei, anche i tedeschi avevano riversato veleno sull'Italia. Scholz e la Spd si erano, infatti, accodati, ben volentieri, ad urlare contro la Meloni. Il 25 settembre ai detentori del verbo europeista era toccata una doccia fredda. Incassato il duro colpo, sono tutti passati dai "consigli" (non richiesti) su come devono votare gli italiani alle maniere forti. La governatrice della Bce, Christine Lagarde, è corsa a ricordare a Roma i vincoli di bilancio europei. Il primo ministro francese Elisabeth Borne ha detto che Parigi avrebbe vigilato sul rispetto dei diritti umani in Italia. Persino il presidente americano Joe Biden era incappato in uno scivolone su cui poi la Casa Bianca aveva dovuto mettere una pezza.

Davanti a queste continue ingerenze la Meloni ha sempre tenuto la posizione. Non ha mai arretrato. E ieri, dopo un'ulteriore zampata dalla Francia, ha preteso una formale smentita da parte dell'Eliseo. A far traboccare un vaso già colmo era stata l'intervista rilasciata a Repubblica dal ministro per gli Affari Ue. Come già il primo ministro Borne qualche giorno prima, anche Laurence Boone aveva infatti ribadito l'intenzione di Parigi di vigilare sull'Italia. "Saremo molto attenti al rispetto dei valori e delle regole dello Stato di diritto - le sue parole - l'Ue ha già dimostrato di essere vigile nei confronti di altri Paesi come l'Ungheria e la Polonia". Dichiarazioni di una gravità inaudita che, però, a Roma hanno trovato un muro compatto e lì si sono infrante. "L'era dei governi che chiedono tutela all'estero è finita", ha avvertito la leader di Fratelli d'Italia che non è stata lasciata sola a difendere il Paese dall'assalto d'Oltralpe. Al suo fianco è subito sceso in campo anche Sergio Mattarella. "L'Italia - ha detto il capo dello Stato - sa badare a se stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori dell'Unione europea".

L'arma più forte per respingere certe ingerenze straniere, di cui il nostro Paese è stato troppo spesso vittima, è senza alcun dubbio l'unità nazionale. Solo mostrandosi compatte le nostre istituzioni possono alzare un muro ed evitare spallate dall'esterno al nostro sistema democratico. Quella di ieri è stata una bella dimostrazione di questa indispensabile unità nazionale. Una lezione che ora anche tutta la sinistra italiana dovrebbe imparare. Durante la campagna elettorale i progressisti nostrani non hanno fatto altro che imbrattare il Paese rilasciando interviste a testate estere in cui parlavano di dittatura, democrazia minacciata, tenuta dell'Unione europea a rischio, default dei conti pubblici.

Letta più di tutti ha prestato il fianco a questo gioco al massacro quando è andato a Berlino per farsi dare man forte dai socialisti tedeschi. Ma, mentre l'Spd gli lisciava il pelo attaccando la Meloni, Olaf Scholz pugnalava l'Italia alle spalle giocando sporco sul dossier energia. E anche adesso, dopo l'attacco della Boone, fa rumore il silenzio suo e di tutto il Partito democratico. "Di fronte alla tutela dell'Italia - fa notare Giovanbattista Fazzolari (FdI) - non dovrebbero prevalere bassissimi calcoli di opportunità partitica e di interesse personale". Presto Letta lascerà il timone del partito.

La speranza è che il prossimo segretario non commetta i suoi stessi errori. Non anteponga cioè gli interessi del partito a quelli del Paese. E non svenda l'Italia per un pugno di voti o, peggio ancora, per conservare la poltrona.

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