Ristori, tanti esclusi eccellenti. A rischio l'indotto del turismo

La Cna: "Dimenticate le filiere". Proprietari di case e agenti di viaggio battono cassa. La Castelli: vedremo

Ristori, tanti esclusi eccellenti. A rischio l'indotto del turismo

È la grana che sta per scoppiare. Inevitabile e di difficile soluzione. Il decreto ristori bis - il cui testo è ancora sconosciuto - copre solo alcune categorie. Rispetto al primo circa 40 codici Ateco in più. Ma manca all'appello una fetta consistente di aziende che soffrono gli effetti della pandemia. Ieri il viceministro all'Economia, Laura Castelli, ha assicurato che il governo si farà carico anche degli esclusi. Che saranno incluse nella platea dei beneficiari degli aiuti a fondo perduto anche le aziende che «non sono state chiuse con il Dpcm ma che stanno subendo lo stesso forti cali del fatturato. Su di loro stiamo pensando a una misura che possa dare un ristoro. È vero che non sono state chiuse ma hanno subito un forte calo del fatturato». L'intenzione è quindi quella di andare oltre le categorie colpite dal Dpcm.

L'uscita di Castelli è il risultato delle pressioni dagli «esodati» dei ristori. Sono usciti allo scoperto le agenzie di viaggio, escluse dalle tabelle. Per la Fiavet una «dimenticanza non tollerabile: sì ai sexy shop, ai tatuatori, ai dogsitter, ma a noi che portiamo a questo Paese il 13% del Pil, no».

Pronta la risposta del ministero delle Attività culturali: è stato appena firmato il decreto «che eleva a 625 milioni di euro l'impegno del governo per le agenzie di viaggio e i tour operator» dichiara Lorenza Bonaccorsi, sottosegretaria al Turismo. Se alberghi e hotel, che prevedono un calo del fatturato del 90%, sono stati inclusi, restano fuori le aziende che forniscono biancheria agli stessi alberghi e il resto dell'indotto.

Esclusi, con poche speranze di rientrare anche i proprietari di immobili concessi in locazione. Molti fanno parte dell'offerta turistica. Ma ci sono anche famiglie il cui reddito di pende da quello, spiega il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. «Ci si dimentica dei proprietari di case affittate. Proprietari che da mesi non ricevono più il reddito, spesso l'unico, per assenza dell'inquilino quando è un turista o uno studente. Oppure per morosità negli affitti. Si continua a non risarcire le vittime del blocco degli sfratti, abitativi e non. Per loro c'è l'espropriazione di fatto dell'immobile per un anno. Il ristoro delle locazioni commerciali, poi, è insufficiente». Quello che il governo sta nascondendo è, quindi, un effetto a valanga provocato dai ristori del primo e del secondo decreto. «Manca la logica di filiera», denuncia la Confederazione nazionale dell'artigianato, che ieri ha dato il via a una campagna per denunciare la situazione delle aziende colpite dal Dpcm e di quelle non ristorate. La Cna spiega che il decreto Ristori, compreso l'ultimo, riguarda «solo i settori direttamente interessati dalle limitazioni del provvedimento, dimenticando la interrelazione fra sistemi economici locali». In altre parole, il governo ha preso in considerazione solo le attività in qualche modo visibili. Il commercio, fortemente penalizzato. Ma non l'indotto. I fornitori del commercio in Italia sono spesso piccole aziende. Lo stesso vale per i ristoranti, destinatari del contributo, al contrario di chi li rifornisce. Se il volume di affari dei bar è calato, e sono stati inclusi nei ristori, le conseguenze della crisi e del lockdown le sentono anche le torrefazioni di caffè che li riforniscono.

Un calo degli affari del 60%. Difficile accontentare tutti, a meno di non cambiare completamente logica ,rinunciando a quella dei settori e dei codici Ateco. In ogni caso, serviranno più soldi dei 2,7 miliardi stanziati.

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