Ieri Istanbul si è svegliata di soprassalto dopo un breve sogno a occhi aperti. Tra le viuzze di Eminonu vicino al Ponte di Galata, come ovunque nella metropoli, i cittadini erano convinti del trionfo di Kemal Kilicdaroglu al primo turno, con parecchi punti di vantaggio sul Sultano Erdogan. Ma era solo una vana speranza, un'ingenua utopia, un'illusione. Erdogan e Kilicdaroglu andranno al ballottaggio il 28 maggio ma con un netto vantaggio per il Sultano. Nelle strade di Sultanahmet, il quartiere centrale di Istanbul, dove spiccano con la loro straordinaria bellezza Santa Sofia e la Moschea Blu, gli abitanti erano scioccati e increduli per il risultato delle elezioni. Ali, 45 anni, ha una piccola libreria vicino all'ippodromo. Nel suo negozio si trovano i classici della letteratura turca, come i libri di Orhan Pamuk o Sabahattin Ali, e saggi di storia e geopolitica. Porta occhialini con una montatura nera, indossa una camicia bianca e confessa: «Sono scioccato! Nessuno si aspettava questo risultato. Io ho votato per Kilicdaroglu. Eravamo tutti convinti di una sua vittoria. Ma c'è qualcosa che non torna in questo voto...». Ali si ferma, non parla più, forse ha paura, ma l'allusione è chiara.
Da Sultanahmet se si va in giù verso il Bosforo, si attraversano i giardini reali, con i loro prati verdi e i viali bianchi. Si trovano sotto il magnificente Palazzo di Topkapi un tempo residenza del sultano ottomano che spicca inconfondibile nello skyline della città. Qui al mattino vengono a fare jogging gli istanbulini e gli stranieri che vivono in città. Molti non vogliono rispondere ad alcuna domanda sul risultato del voto, sembrano spaventati, preferiscono non esporsi. Ma Darya, 40 anni, funzionaria del governo, no, lei vuole esternare la sua sorpresa. Ieri mattina non ha nascosto di certo il suo stupore venato da un profondo pessimismo. «Spero che il 28 maggio vincerà Kilicdaroglu, ma credo che Erdogan prevarrà di nuovo. Tutti i religiosi votano per lui. Io invece sono musulmana, ma non ho mai amato Erdogan. Anche i molti siriani che hanno ottenuto la cittadinanza lo hanno preferito nella competizione».
Vicino a Santa Sofia e all'Ottoman Imperial Hotel ci sono diverse stradine che si inerpicano in cima, lastricate con ciottoli di pietra. È una parte nascosta ma molto suggestiva della città. Qui ci sono boutique eleganti, locali di lusso, caffè in stile parigino. È una zona battuta soprattutto da turisti, ma nei suoi locali lavorano giovani turchi. Come Kamze, 35 anni, che è alla reception di un ristorante. Kemze non usa giri di parole o non fa allusioni, parla in maniera chiara: «Ci sono stati brogli, questo è certo, non ho alcun dubbio. Anche se bisogna riconoscere che qui molti amano l'uomo forte, che deve sempre vincere. Forse Kilicdaroglu non era la persona giusta, si poteva proporre qualcuno più di sinistra, forse sarebbe stato meglio ad esempio Mansu Yavas». Mentre Alep, 29 anni, che lavora nel marketing, e il suo amico Enes, 23 anni, video grafico, che potrebbero sembrare benissimo due giovani occidentali, non sembrano meravigliati del risultato. «Io ho votato per Sinan Ogan in segno di protesta, ma non mi stupisce che la maggior parte voti per Erdogan, molti credono in lui», spiega Alep. Enes aggiunge che secondo lui non c'è stata «nessuna manipolazione del voto, in Turchia molti hanno una fiducia cieca in Erdogan».
Un ottimo posto per fare un pranzo veloce ad Istanbul a base di pita, una focaccia farcita con carne a pezzetti e verdura, è a Eminonu, il quartiere lungo il porto solcato da decine di battelli che scaricano passeggeri sui moli vicini ai bazar della città. In un negozio di scarpe lavora Ahel, 22 anni. «Tutti noi giovani abbiamo votato per Kilicdaroglu, e nonostante ciò Erdogan ha avuto un grande risultato. A Erdogan non piacciamo noi ragazzi, perché amiamo l'Europa e lo stile di vita all'occidentale. La vita qui è molto complicata. In una famiglia lavorano anche 4 persone ma molti non possono permettersi neanche una macchina nuova. La nostra vita è triste.
Al mattino andiamo al lavoro, poi ritorniamo a casa, guardiamo la tv, andiamo a dormire e si ricomincia... Questo si ripete per tutti i giorni dell'anno. Ormai abbiamo perso e io vorrei solo scappare via, emigrare in un altro Paese».
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