Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, non è nuovo ad attacchi contro l'attuale governo del Belpaese. Che tra lui e gli esponenti dell'esecitivo, Di Maio e Salvini in testa, non scorra buon sangue è ormai cosa nota. Basti ricordare gli ultimi mesi di polemiche, da quelle sui migranti fino alle misure economiche in attesa della bollinatura Ue. "Usano un linguaggio sboccato", disse dieci giorni fa il lussemburghese riferendosi ai due vicepremier. D'altro canto il leader della Lega non ha mancato di stuzzicarlo su una sua presunta passione per gli alcolici. Insomma: tuona e forse grandina pure.
Oggi Juncker ha bocciato la manovra italiana, inviata ieri da Conte a Bruxelles. All'interno ci sono richieste che - a detta del commissario - potrebbero produrre "controreazioni violente da parte di altri Paesi della zona euro". Juncker dovrebbe telefonare al premier Giuseppe Conte per chiedergli di mantenere gli impegni di bilancio persi dall'Italia e la trattativa sarà serrata. Il campo dello scontro è ovviamente il deficit: il Def licenziato dal governo prevede un rapporto deficit/pil al 2,4%, ben oltre l'1,6% auspicato da Bruxelles. La differenza in termini di miliardi è sostanziosa: servono per finanziare flat tax, reddito di cittadinanza, pace fiscale e riforma della Fornero. Ma Juncker ricorda che l'Italia ha "adottato le raccomandazioni della Commissione per il 2018 e 2019" e che dovrà rispettarle. Non certo un linguaggio dialogante.
Ormai, però, ci siamo abituati. E forse il botta e risposta rientra anche nell'ottica di un gioco delle parti in vista di una dura negoziazione. Resta il fatto che tra gli elettori di Lega e M5S, il presidente della Commissione non risulta essere proprio amato. E i continui affondi contro l'esecutivo non aiutano. Chissà quindi se le sue rivelazioni sull'euro aiuteranno a metterlo in buona luce o produrrano ulteriore disaffezione in un elettorato da sempre critico nei confronti della moneta unica. Durante una intervista concessa ad alcuni media italiani, infatti, Juncker ha rivelato di aver fatto di tutto per far abbandonare a Roma la Lira. "Ho presieduto la conferenza intergovernativa nel 1991 che ci ha condotti verso il trattato di Maastricht e verso l'Unione economica e monetaria", ricorda il commissario secondo cui è una "idiozia" definirlo "contro l'Italia". "Ho fatto di tutto - rivela - quando c'erano delle resistenze molto forti in certi Stati membri, ad avere l'Italia come membro della zona euro fin dall'inizio". Insomma: dobbiamo ringraziare Juncker, e non solo Prodi, se l'Italia ha fatto il suo ingresso nell'eurozona.
"Ero ministro delle Finanze allora - spiega il lussemburghese - ho ricevuto i primi ministri e i ministri delle Finanze di almeno otto Paesi europei che non volevano l'Italia. E io ho sempre detto che non volevo l'euro, se l'Italia non era sulla linea di partenza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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