Rivne, incubo atomico sfiorato. Un drone russo abbattuto a pochi metri dalla centrale

Energoatom: "Detriti finiti sulla recinzione". Intercettati anche 4 missili ipersonici Kinzhal

Rivne, incubo atomico sfiorato. Un drone russo abbattuto a pochi metri dalla centrale
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Mentre qualcuno espone piani di vittoria e altri si offrono di mediare per la pace con un occhio rivolto a Oslo, magari per succedere all'attivista iraniana Narges Mohammadi, ieri notte in Ucraina si è rischiata l'ecatombe. Un drone d'attacco russo, forse fuori controllo, stava per schiantarsi contro la centrale nucleare di Rivne. Il velivolo è stato abbattuto a poche decine di metri dal sito. A diffondere la notizia Energoatom, l'ente che gestisce l'energia atomica, poi confermata dal capo dell'aeronautica Kryvonozko. «Per fortuna i detriti dello shahed hanno soltanto lambito la recinzione dell'impianto, diversamente sarebbe stata una catastrofe». La centrale di Rivne a metà strada tra Kiev e la bielorussa Brest. Un'esplosione avrebbe investito di nubi radioattive in poche ore Polonia, Romania, Moldavia e Bielorussia, per poi diffondersi ad ampio spettro. Tutto questo è avvenuto nonostante le continue missioni di monitoraggio degli ispettori dell'Aiea.

L'incidente di Rivne è una delle risposte di Putin agli accordi che stanno maturando alla Casa Bianca in queste ore tra Zelensky e Biden. Il presidente ucraino, tra le altre cose, ha ottenuto per la prima volta dall'inizio del conflitto le munizioni a lungo raggio Joint Standoff Weapon (Jsow), per migliorare le capacità di attacco in profondità. L'altro «regalo» lo zar di Mosca l'ha fatto recapitare da un Mig-31K, che ieri mattina ha sganciato quattro missili ipersonici Kinzhal. Gli obiettivi erano Leopoli, Zhytomyr, Chmelnyck e Starokostiantyniv, località dell'Ovest dove l'esercito ucraino ha allestito i siti di stoccaggio di armi e munizioni Nato, e dove, sostiene il Cremlino, potrebbero esserci cinque caccia F-16. Anche in questo caso una batteria di Patriot ha annientato la minaccia. Esplosioni tuttavia sono state avvertite a Pechersk, zona residenziale di Kiev bagnata dal Dnepr, ma il comando ucraino ha negato che la capitale sia stata colpita dai missili ipersonici. Più probabile che il danneggiamento della palazzina a Pechersk fosse dovuto ai frammenti dei droni nemici. Mosca ne ha lanciati 78, e un paio hanno provocato la morte di tre persone a Kramatorsk e Kherson. Sempre a proposito di velivoli senza pilota, è di due morti e 8 feriti il raid russo sulle officine di assemblaggio dell'impresa Motor Sich a Zaporizhzhia. Nell'operazione sono andati distrutti almeno 250 droni.

Sul campo, nel 946° giorno di combattimenti (106 gli scontri al fronte), tiene banco la situazione nel Kursk. Dopo che l'offensiva dell'esercito ucraino è in fase di rallentamento, e le truppe russe hanno lanciato un contrattacco, gli scenari sono molto confusi. Impossibile affermare con certezza quali insediamenti rimangano sotto l'occupazione ucraina (forse una novantina). La linea del fronte è in continuo movimento a seconda delle manovre dei due schieramenti. Una domanda ancora più difficile riguarda quanti residenti della regione continuino a trovarsi nella zona di guerra. Le autorità russe non divulgano informazioni, mentre quelle ucraine si limitano a riferire di aver attivato corridoi umanitari. Secondo stime fornite da ong indipendenti nell'epicentro della battaglia si troverebbero intrappolati circa 23mila civili.

Le truppe russe intanto hanno conquistato nel Donetsk la cittadina di Ukrainsk, nel Kharkiv preso d'assalto le linee difensive ucraine, danneggiato a Yuzhnoye (Odessa) un impianto di stoccaggio di petrolio, e ucciso due civili in un bombardamento a Toretsk (Donetsk).

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