Da una parte la sinistra che grida allo scippo, al colpo di mano, all'abuso e alla più classica «occupazione». Dall'altra il centrodestra che rivendica il diritto di fare le proprie scelte e scegliere i dirigenti delle istituzioni culturali, uscendo dalla logica del perimetro obbligato o del fortino ideologico. La nomina che accende l'incendio capitolino è quella del nuovo direttore generale del Teatro di Roma. Una scelta che ricade - dopo l'analisi di 42 candidature - su Luca De Fusco, regista di lungo corso con un passato al vertice del Teatro Stabile del Veneto e del Mercadante di Napoli. La riunione si svolge sabato in una stanza dell'ultimo piano del Teatro di Roma, utilizzata per le prove dagli attori (la sala «ufficiale» del Cda era chiusa). Vi partecipano i soli tre membri del consiglio di amministrazione vicini al centrodestra, mentre il presidente Francesco Siciliano che aveva chiesto l'aggiornamento della riunione del cda non si presenta.
Il percorso di avvicinamento alla nomina era iniziato con la seduta del 15 gennaio, seduta tenuta aperta e aggiornata a una seconda sessione. Una riunione andata in scena sabato con i consiglieri Danilo Del Gaizo, Marco Prosperini e Daniela Traldi che, insieme al collegio dei revisori dei conti, procedono alla nomina di De Fusco. Nello stesso momento la controffensiva mediatica parte con una conferenza stampa di Siciliano e del consigliere Natalia Di Iorio, entrambi espressione del Comune. Il nodo è nella governance. Il Teatro di Roma è governato da tre soggetti: il Comune, la Regione Lazio e il ministero della Cultura. E nel Cda i consiglieri espressione del centrosinistra sono ora in minoranza.
Siciliano parla di «rottura del patto territoriale». Alla protesta si unisce anche il sindaco Roberto Gualtieri. «La fondazione è sostenuta finanziariamente quasi totalmente dal Campidoglio. Non possiamo accettare che vengano imposti nomi e strategie dai soli consiglieri nominati da governo e Regione Lazio». Elly Schlein, a sua volta, parla di «forzatura violenta», mentre si mobilitano molti attori che hanno calcato le scene del Teatro.
La replica è affidata all'assessore regionale alla Cultura, Simona Baldassarre: «La sinistra, dopo aver occupato militarmente le istituzioni, preferisce bloccare processi decisionali, pur di non mollare la presa». Sulla vicenda interviene anche il presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone (FdI), che si dice «disponibile a un confronto nel rispetto del Teatro di Roma. Il presidente Siciliano ha inviato una sconvocazione a data da destinarsi del Cda già aperto per seguire la votazione. Non si può pensare di alterare la proporzione della rappresentanza all'interno del Cda né in questa istituzione culturale né in tutte le altre».
Prende infine la parola anche il diretto
interessato, De Fusco, cercando di sedare i tanti fuochi: «Sono dispiaciuto per il clima che si è venuto a creare, anche perché è difficile rintracciare una coloritura politica di qualche tipo nelle mie precedenti esperienze».
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