«Non avrebbe mai rinunciato ai suoi figli». Per le strade di San Giuliano Terme, comune della provincia pisana, nessuno ha mai creduto che Roberta Ragusa, si sia allontanata volontariamente dalla sua casa senza fare ritorno, lasciando i suoi affetti, la sua famiglia.
E ieri la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato le voci che girano da anni, scrivendo la parola «fine» sulla vicenda giudiziaria e cementificando la condanna a 20 anni per il marito Antonio Logli, che non era presente in aula ma attendeva in un posto «segreto». Alla fine di una camera di consiglio durata cinque ore i magistrati hanno accolto la richiesta del procuratore generale, respingendo il ricorso della difesa.
Già per la Corte d'appello di Firenze l'uomo, colpevole della morte della moglie, era chiamato a scontare 20 anni per omicidio e occultamento di cadavere. La vicenda risale alla notte tra il 12 e il 13 gennaio del 2012, quando Roberta, 45 anni, scompare in pigiama dalla sua casa di Gello, frazione di San Giuliano Terme. Poco prima lei aveva capito che il marito la tradiva con Sara Calzolaio, vent'anni in meno di lui, che lavorava da sempre per la coppia come baby sitter dei figli e poi collaboratrice dell'autoscuola di famiglia.
La vittima lo aveva scoperto sentendo una telefonata dell'uomo fatta dalla soffitta. Il delitto sarebbe avvenuto al culmine di un litigio tra Roberta e Antonio: lei si sarebbe allontanata in pigiama, lui l'avrebbe seguita e, dopo la discussione, l'omicidio. Le ricerche del corpo erano rimaste senza esito, ma la Procura aveva puntato i riflettori sul coniuge, iscritto il 2 marzo nel registro degli indagati. Gli investigatori non hanno mai creduto al suo alibi: essere andato a dormire prima di mezzanotte e essersi accorto la mattina seguente che la moglie non c'era. Due testimoni, infatti, giuravano di averlo visto in giro quella notte, di averlo sentito litigare con la moglie e parlare con l'amante.
Eppure la storia giudiziaria è stata lunga. Nel 2015 il gup aveva prosciolto Logli, ma la Cassazione aveva annullato la sentenza. L'anno dopo la condanna di primo grado a 20 anni, senza che mai scontasse un giorno perché per la Corte non c'era pericolo di fuga. La figlia Alessia, 20 anni e il figlio Daniele, di 23, hanno sempre creduto nella sua innocenza, come l'amante diventata poi compagna ufficiale, con cui si era rifatto una vita. Ora la Corte d'appello ha chiuso il capitolo e i carabinieri alle 23, davanti agli occhi della figlia, hanno prelevato Logli dal B&B di Pisa in cui ha aveva atteso il verdetto e lo hanno accompagnato nel carcere Don Bosco.
«Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in giro a divertirsi. Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione.
Giustizia è fatta», ha detto una parente, che con gli altri ha ascoltato il dispositivo della sentenza con le lacrime agli occhi. «Non è giusto, non ho fatto niente, non capisco perché», le uniche parole dell'uomo affidate ai suoi avvocati prima di scomparire con militari.
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