Le roccaforti cadute e l'onda Regionali. Così il centrodestra ha colorato il Paese

Dopo il successo dei governatori, i moderati riportano gli elettori alle urne anche ai ballottaggi dei Comuni: conquistati dopo decenni i fortini rossi e pure le città toscane sono diventate una certezza

Le roccaforti cadute e l'onda Regionali. Così il centrodestra ha colorato il Paese
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Quel che è certo è che le regioni rosse e le Stalingrado d'Italia non esistono più. L'ultima tornata di elezioni amministrative conferma un trend che era iniziato già da qualche anno. Addio ai fortini inespugnabili, quelle rocche che resistevano anche nei momenti più bui per i progressisti. Il dato che ci consegna il voto nelle città è la fine delle sicurezze per la sinistra. Con un centrodestra che raccoglie consensi anche in territori storicamente ostili.

Partiamo dai risultati di domenica e lunedì. «Le due vittorie più importanti sono state quelle di Ancona e Brindisi, perché Ancona non aveva mai avuto un sindaco di centrodestra e Brindisi è la città del presidente della Regione Emiliano», è l'analisi del voto del ministro degli Esteri e coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani (foto). E infatti sia il capoluogo marchigiano sia la città pugliese sono state strappate al centrosinistra. Colpisce, in particolare, la vittoria di Ancona, una delle tante roccaforti rosse espugnate dal centrodestra negli ultimi anni. Una città che ha avuto due sindaci del Pci già tra il 1944 e il 1946. E poi un dominio incontrastato della ditta Pds, Ds, Pd dal 1993 fino a lunedì. Ad Ancona vince un sindaco di Fi, con uno schieramento dall'impronta civica. Mentre nel 2020 a strappare il feudo rosso della Regione Marche al centrosinistra è stato un candidato di Fratelli d'Italia, l'attuale governatore Francesco Acquaroli. Anche a Brindisi la spunta un progetto civico e moderato di centrodestra, con Pino Marchionna che batte Roberto Fusco, indicato dal M5s e sostenuto dal Pd. Anche Brindisi era reduce da una legislatura di governo di sinistra, con l'uscente Riccardo Rossi che non è arrivato nemmeno al ballottaggio.

«Abbiamo vinto in entrambe le città perché i candidati di Forza Italia hanno avuto la grande capacità di allargare il centrodestra alle liste civiche andando a recuperare consensi al centro, magari anche tra riformisti o ex democristiani delusi dal Pd», è la lettura di Tajani. E c'è la Toscana, che non fa più notizia. «Abbiamo confermato il successo in tutte le città dove eravamo al governo, quindi non è più un caso la vittoria in Toscana», spiega il vicepremier. Siena era stata già espugnata nel 2018, dopo anni e anni di dominio della sinistra. E ora la vittoria di Nicoletta Fabio conferma che il risultato di cinque anni fa non è stato un incidente di percorso. Stesso discorso vale per la rielezione di Michele Conti a Pisa. Speculare la situazione di Massa, dove è stato confermato Francesco Persiani, il candidato che nel 2018 ha interrotto il monocolore rosso che andava avanti da decenni. A Sesto San Giovanni, soprannominata la Stalingrado d'Italia, il centrodestra ha vinto nel 2017 dopo 72 anni e ha bissato l'anno scorso.

Un altro luogo simbolo del ruba bandiera del centrodestra è la Liguria, strappata al centrosinistra da Giovanni Toti nel 2015. Così come la rossa Genova, dove è sindaco il moderato Marco Bucci dal 2017. Della dorsale Appenninica una volta impenetrabile resiste solo l'Emilia Romagna di Stefano Bonaccini. Ma anche lì ci sono segnali, come le vittorie del centrodestra nelle fu roccaforti di Forlì e Ferrara nel 2019. Nello stesso anno è andato in scena il disastro delle regionali. In quella tornata sono cadute l'Abruzzo, la Basilicata, la Sardegna, il Piemonte e l'Umbria. Tutte amministrate dalla sinistra e passate al centrodestra. Guardando la mappa delle regioni, con il passaggio del Lazio al centrodestra a febbraio scorso, sono rimasti solo quattro i governatori di centrosinistra. Oltre a Bonaccini, ci sono Michele Emiliano in Puglia, Vincenzo De Luca in Campania e Eugenio Giani in Toscana.

Nessuno di loro è vicino a Elly Schlein e De Luca è già con un piede fuori dal Pd. «Con Berlusconi abbiamo fatto un'approfondita analisi del risultato, lo spostamento a sinistra del Pd ha spaventato i moderati», dice Tajani. La cartina politica dell'Italia è sempre meno rossa.

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