
Secondo un detto popolare «la morte appiana i litigi» ed è forse l'unico evento in grado di interrompere dispute, controversie e conflitti. O, perlomeno, mettere da parte per un po' i dissapori. Almeno per la durata dei funerali. E così, amici e nemici si uniranno nell'ultimo saluto a Francesco sabato in San Pietro, in quel mix di rispetto e onori dovuti a cui in qualche caso si unisce un pizzico di ipocrisia. In una Roma blindatissima, a far rumore saranno anche, e forse soprattutto, gli assenti eccellenti a quella che sarà a tutti gli effetti una sfilata dei potenti del mondo.
Tra i primi a confermare la propria presenza, con quello stile per nulla ortodosso che lo contraddistingue, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a Roma con la consorte Melania. Via social si è lanciato in un poco cauto «non vediamo l'ora di esserci», segno comunque dell'importanza di quello che sarà un evento planetario a cui le cancellerie di mezzo mondo si sono affrettate a comunicare la presenza di capi di stato e teste coronate. Nonostante la guerra in corso e una pace difficile e tanto evocata da Francesco ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky insieme alla moglie Olena. In prima fila anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che così potrebbe, magari a margine della cerimonia, avere un primo contatto diretto con il mai amato presidente Trump. Con lei in rappresentanza di Bruxelles, anche il presidente del Consiglio d'Europa Antonio Costa e la presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola. Tra i leader europei presenti il presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz con il presidente Frank-Walter Steinmeier (mentre il neo Cancelliere in pectore Friedrich Merz resterà a Berlino per evitare spiacevoli sovrapposizioni). Dal Belgio in arrivo anche il premier Bart de Wever e i reali, re Filippo e la regina Matilde. Per la Spagna ci saranno re Felipe e la moglie Letizia, mentre è incerta la presenza del premier Pedro Sanchez. Presente anche il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa. Da Londra oltre al premier Keir Starmer arriverà in rappresentanza della famiglia reale l'erede al trono, il principe William. Polonia, Lituania, Lettonia, Romania, Slovacchia, Svizzera e Austria hanno tra l'altro garantito la presenza dei propri leader.
Per un Papa «venuto dalla fine del mondo», primo sudamericano di sempre, inevitabile la presenza del leader argentino Javier Milei, nonostante in passato avesse apostrofato il Pontefice «un figlio di P., rappresentante del maligno», salvo poi cospargersi il capo di cenere proprio in occasione di una visita ufficiale in Vaticano. A Roma anche il presidente brasiliano Inacio Lula.
Mentre è ancora incerta la presenza di una delegazione della Cina comunista, a far rumore saranno le assenze del premier israeliano Benjamin Netanyahu, l'unico a non esprimere cordoglio nonostante l'Italia sembrasse disposta a offrire una sorta di salvacondotto rispetto al mandato di cattura internazionale della Corte penale internazionale, mentre certamente non ci sarà Vladimir Putin.
Per lui nessun permesso speciale: teoricamente, potrebbero scattare le manette ai suoi polsi non appena mettesse piede nel nostro Paese, visto il mandato di cattura per crimini di guerra. Forse non è un caso: ai funerali di chi ha sempre promosso la pace con tutte le sue forze, mancherà colui che ha osato iniziare una guerra. Un segnale.
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