Marino si occupa delle "lucciole" ma si scorda dei disabili

Nella Capitale scuole, metro e bus non a norma per i disabili. Nessuno fa nulla e spostarsi è un'odissea. Ma Marino pensa alle "lucciole"

Marino si occupa delle "lucciole" ma si scorda dei disabili

Roma fa schifo? A vedere il nuovo logo turistico della Capitale qualche dubbio sorge spontaneo. Dopo le polemiche sui quartieri a luci rosse la giunta di Ignazio Marino cerca di far diventare la città sempre più “international” passando da “Roma Capitale” a “Rome and you”. E intanto i problemi, dai rifiuti al trasporto pubblico permangono e, tra periferie che esplodono e casi corruzione, passa sotto traccia un tema da non sottovalutare: Roma non è una città per disabili.

Da un recente studio di “Roma per tutti”, uno sportello informativo creato dall’Unitalsi capitolina, il 67% delle famiglie con bambini disabili ( di età gli 0 e 16 anni) dichiara di avere difficoltà a far condurre una vita sociale normale ai propri figli a causa delle barriere architettoniche e il 20% dichiara di avere difficoltà nell'inserimento scolastico dei bambini. A tal proposito ilgiornale.it è venuto a conoscenza di una situazione alquanto surreale di discriminazione e indifferenza. Si tratta di Simone (nome di fantasia), un ragazzo minorenne affetto da una malattia rara che ha dovuto cambiare scuola a causa della mancanza di un ascensore. La scuola che frequentava, un istituto nel cuore di Roma, non è dotata né di ascensore né di servoscala e i dirigenti scolastici in un primo momento non hanno avuto la dovuta sensibilità per affrontare un caso del genere. Alla richiesta della madre di dotarsi di un ascensore o quantomeno di trasferire l’aula di suo figlio al pianterreno, la risposta è stata che “vivendo in una grande città Simone si può benissimo iscrivere in un’altra scuola più adatta alle sue particolari esigenze”. La soluzione finale è stata proprio questa ma fortunatamente il suo caso ha scosso le coscienze del comitato dei genitori e quello degli studenti che, dopo essere venuti a conoscenza di questo caso, si sono mobilitati per cambiare le cose e i dirigenti ora sembrano intenzionati a far mettere un ascensore nel cortile interno della scuola. Un caso che fa il paio con le polemiche nate la scorsa estate quando la giunta Marino in un primo momento aveva deciso un taglio di 3,7 milioni all’assistenza scolastica per i bambini disabili a fronte di un aumento ai fondi destinati ai rom, salvo poi tornare sui suoi passi e aumentare di 2 milioni il fondo per il sostegno ai disabili nelle scuole.

Ma nella Capitale a soffrire la mancanza di servizi per disabili non sono solo i minorenni, come testimoniato da Giacomo Spartano, un trentenne affetto da tetraparesi spastica che da un po’ di tempo ha lasciato Roma dopo averci vissuto per dieci anni. “La situazione più assurda – racconta Giacomo - l’ho vissuta quando mi hanno chiamato da un'azienda per fare un colloquio. Loro avevano già visto il mio curriculum e sicuramente avevano letto che sono un portatore di handicap. Quando sono arrivato all’ingresso del palazzo dell’azienda mi sono trovato davanti una lunga scalinata e per arrivare alla sede del colloquio mi hanno dovuto portare su di peso per tre o quattro piani”. Ma Roma, secondo Giacomo, è ancora parecchio indietro soprattutto per quanto riguarda i trasporti pubblici: “Una volta a largo Argentina - pieno centro di Roma - ho dovuto aspettare quasi un'ora al freddo e al vento il passaggio di ben 9 autobus prima di trovarne uno in cui potessi salire". "Molto spesso – racconta Giacomo - i bus o non hanno la pedana per far salire le carrozzine oppure, se ce l'hanno, non funziona o si guasta e non viene aggiustata”.

E non va certo meglio per quanto riguarda le tre linee della metropolitana dove mancano gli ascensori oppure non funzionano e la parola mobilità è una parola sconosciuta per i disabili. Non si vede traccia di ascensori o montascale nella maggior parte delle stazioni, nemmeno in quelle più centrali della Capitale come piazza di Spagna, Colosseo, Ottaviano – San Pietro e la linea C recentemente inaugurata è inaccessibile a causa dei continui guasti tecnici e della presenza di dislivelli tra la banchina e il treno. Un problema, quello della mancanza di ascensori, denunciato anche da Giuseppe Trieste, presidente di FIABA (Fondo Italiano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche), che considera “l'Atac, e quindi il Comune di Roma, inadempiente sotto questo aspetto”. Un deficit che riguarda “tutti i comuni d’Italia che non rispettano (e non fanno rispettare) una legge in vigore dal 1989 perché molti amministratori locali non sono culturalmente preparati sul tema della disabilità”. “Le leggi ci sono da 25 anni – spiega Trieste al giornale.it - ma non vengono rispettate e così se gli esercizi pubblici non sono a norma è colpa degli uffici tecnici che concedono ai proprietari dei bar e dei ristoranti la licenza senza effettuare i dovuti controlli e senza pretendere il rispetto delle regole”.

Dal 1989 anche gli edifici privati sono tenuti al rispetto delle norme relative all’abbattimento delle barriere architettoniche ma, dato che le strutture e gli spazi pubblici (parchi, strade e semafori) non sono in regola anche sui bar, ristoranti e locali in genere c’è molto lassismo. La legge 41 del 1986, infatti, impegna tutti i comuni d’Italia ad adottare il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) ma sono pochissime le città e i paesi che l’hanno fatto. A Roma a spingere per una rapida attuazione del Peba è stato soprattutto Riccardo Magi, consigliere comunale radicale che nell’aprile del 2013 aveva presentato una mozione in tal senso. “Solo un anno dopo – spiega Magi al giornale.it - si è arrivato all’approvazione di una delibera che prevede la nascita di un gruppo di lavoro interdipartimentale per lavorare sul Peba in modo organico e strutturato”. Una battaglia vinto dopo varie denunce fatte dai radicali, insieme all’associazione Luca Coscioni, che hanno “condannato il Comune di Roma per comportamento discriminatorio verso i disabili”. “Il problema, - prosegue Magi - non è tanto di soldi ma di strategie d’intervento come dimostrano le ristrutturazioni di piazza San Silvestro e del mercato di Testaccio, fatte inizialmente senza il dovuto rispetto delle norme”. A denunciare ritardi sull’attuazione del Peba è anche il senatore forzista Francesco Aracri, membro della commissione Trasporti di Palazzo Madama, secondo cui il rimpasto di Giunta operato da Marino negli ultimi mesi ha rallentato l’iter del Piano.

“Che fine ha fatto il ‘Peba di Roma Capitale’ che prese il via ad agosto 2014? – si chiede il senatore- Il Campidoglio ha tracciato solo le linee guida poi si è fermato, mentre il sindaco continua imperterrito nel combattere solo le sue battaglie ideologiche, come le unioni gay e il quartiere a luci rosse”.

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