Un semicerchio.
«Dài, facciamolo, il semicerchio è...».
«Ma siamo in tre! Come diavolo si fa un semicerchio in tre?».
«Con la mente, fratello, con la mente. Il mondo è dentro, dentro di te, e tu devi sapertelo creare. E poi anche modellare!».
«Ma smettila, Carolina! Il mondo è fuori, invece. È fuori! Guarda quella finestra, guardala bene. Noi dovremmo essere lì, al di là di quella, per la strada, nelle piazze, a cercarci la vita. Invece siamo qui a sognare. A inventarci giorni che non esistono, e che forse non esisteranno mai».
Carolina lo osserva. E tace. Ha ragione lui? Oppure questo è solo furore, una mareggiata di aridità? Quanti mondi esistono? Uno, due? Altri ancora? E poi, il mondo di dentro e quello di fuori sono due facce dello stesso pianeta? Oppure due universi distinti?
«Volevo solo cantare stando l'uno accanto all'altro, però non proprio affiancati. Giusto per non sembrare dei perfetti cretini».
«Già, invece se ci sistemiamo inventando il semicerchio...».
«D'accordo, d'accordo. Facciamo diversamente, allora. Se in tre non bastiamo, aspetteremo che arrivino gli altri. E poi, tranquillo, nessun semicerchio. Anche se saremo in tanti, in cinque, in sei...».
«Perdonami, Olly, perdonami. Ma qui dentro io impazzisco. Fa freddo, lo so, ma ho bisogno di uscire, di sentire il sapore dell'aria aperta. Di sentire anche il gelo che mi schiaccia. Voglio sentire i brividi e morirci dentro».
«Soldi ne hai?».
«Niente, niente di niente! Lo sai bene».
«E tu invece sai bene che appena metterai il naso lì fuori avvertirai immediatamente il bisogno del denaro. A volte si resiste pure al gelo, Rudy, ma non ai desideri che non puoi soddisfare».
«Allora, qui finalmente si canta o è il solito mortorio contro cui mi toccherà combattere?!».
Marcello si affaccia silenzioso, ma poi spalanca la porta introducendo il suo personale uragano. Con lui ci sono Camilla e Sean.
«Ehi! Siete già tornati? Com'è andata?».
Carolina si informa, è curiosa. Nel pomeriggio sarà lei a sostenere la prima valutazione dei professori di canto.
«Bene, direi! Sì, direi piuttosto bene».
«D'accordo, ma sii più preciso, per favore. Dài, dimmi che cosa vi hanno chiesto, che pezzi avete dovuto...».
Marcello avrebbe una gran voglia di parlarne, e di farlo subito. Ma è un po' reticente. Perché in fondo adora ricevere quelle suppliche di Carolina. Lo gratificano, lo nutrono. Per questo, solo per questo si tiene l'emozione stretta dentro e continua a fare il prezioso: «Che vuoi sapere?».
«Che voglio sapere? Ma come... che voglio sapere...! Facciamo così, raccontaci tutto dall'inizio».
«Tutto tutto? Fin da quando ho bussato e sono entrato nella sala? Ma è noioso!».
«Tu sta' tranquillo, alla nostra noia pensiamo noi. Quindi?».
La voce di Marcello assume finalmente un tono pacato, narrativo.
«Comincio dall'inizio?».
«E dài, Marcello» protesta Sean, «Falla finita! Non essere carogna. Così me li ammazzi».
«D'accordo, d'accordo. Prima, però, direi di sederci tutti. Sì, a terra.
Semicerchio?» Carolina e Rudy si scambiano un'occhiata, ma nessuno dei due fiata.«Immaginateci dietro quella porta» attacca Marcello, «Tremanti, pieni di ansie. Io ero davanti, Sean quasi al mio fianco. Camilla un passo dietro.»
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