Da Roosevelt in carrozzina ai silenzi su Fidel Castro: quando la salute dei leader è un segreto di Stato (o diventa un'arma politica)

Le condizioni di Putin sono solo l’ultimo mistero pubblico. Alla Clinton non fu perdonato di aver nascosto una polmonite. Di Trump si disse che non era psicologicamente idoneo, di Biden che appariva confuso in tv

Da Roosevelt in carrozzina ai silenzi su Fidel Castro: quando la salute dei leader è un segreto di Stato (o diventa un'arma politica)

New York. Da tempo si parla dello stato di salute di Vladimir Putin e di una possibile malattia che terrebbe nascosta. L'ultima ipotesi è arrivata dal media russo indipendente Proekt, che in una lunga inchiesta ha analizzato l'elenco dei medici personali che accompagnano lo «zar» nei suoi viaggi ipotizzando che soffra di un cancro alla tiroide. D'altronde già dal mese scorso sono state tante le tesi sulla sua salute, da un tumore allo stadio terminale che potrebbe aver avuto effetti collaterali sulle sue facoltà mentali al morbo di Parkinson, dal Long Covid a un serio disturbo della personalità.

Tutte supposizioni ovviamente, perché la vita del presidente russo - che compirà 70 anni in ottobre - è circondata dal riserbo più assoluto e le informazioni sul suo stato sono tenute nascoste sin dal suo primo mandato quando, come spiega Proekt, «il Cremlino iniziò a celare informazioni sulla salute dell'allora giovane presidente anche quando cadde da cavallo, ferendosi alla schiena». Nella storia quasi tutti i grandi leader insabbiavano gravi problemi di salute, a partire dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt, costretto a utilizzare la sedia a rotelle costantemente, ma determinato a cercare di non far apparire la sua disabilità. Negli ultimi anni tuttavia il dibattito sulla salute e sulla stabilità mentale dei capi di stato e di governo è diventato sempre più rilevante, pur se ancora non ovunque si sceglie la strada della trasparenza.

Estremo riserbo, per esempio, è stato mantenuto sul leader cubano Fidel Castro, morto a 90 anni nel 2016 (ma malato da una decina d'anni) e sul fratello Raul, che avrebbe lasciato il potere l'anno scorso per un cancro allo stadio terminale, notizia naturalmente mai confermata dall'Avana. Mentre una decina di anni fa fu il giornalista venezuelano Nelson Bocaranda a svelare al mondo il tumore che di lì a poco si sarebbe portato via l'allora presidente Hugo Chávez, ricoverato in gran segreto nella capitale cubana.

Le cose sono diverse negli Usa - almeno da alcuni decenni - dove i presidenti si sottopongono a check up di routine presso il Centro Medico Militare Walter Reed di Washington e per tradizione, dal tempo di Ronald Reagan, rendono noti i risultati agli americani. Fiumi di inchiostro si sono spesi sugli ultimi due inquilini della Casa Bianca, Donald Trump e Joe Biden, anche per l'età di entrambi. Se su Trump i detrattori hanno costantemente paventato la possibilità di un suo stato psicologico non idoneo al ruolo, su Biden persino la Cnn è arrivata a dire lo scorso dicembre che sembrava «confuso» nel corso di un'intervista. E proprio ieri, il senatore repubblicano Rand Paul ha parlato di «declino cognitivo» del presidente, pubblicando il video di una conferenza stampa in cui teneva in mano un foglietto con scritte le domande dei giornalisti e anche le risposte che avrebbe dovuto dare. Negli ultimi anni ad ogni modo la trasparenza sulle condizioni di salute è diventata sempre più significativa: il medico di Trump, per esempio, è stato duramente attaccato per alcune omissioni sul decorso del presidente quando si è contagiato con il Covid nel 2020.

E alla sua avversaria del 2016 Hillary Clinton l'aver nascosto una polmonite - poi scoperta a causa del malore che ha avuto mentre partecipava alla cerimonia a New York per il quindicesimo anniversario degli attentati dell'11 settembre, a meno di due mesi dalle elezioni - è costata cara. Gli americani non le hanno mai perdonato di aver mentito sul suo stato di salute.

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