"Rossi non si è ucciso, quelle lettere non sue". Il teorema Mussari sulla morte del manager

L'ex numero uno Mps: "Pittelli sa chi è stato? Non da me, non lo conoscevo"

"Rossi non si è ucciso, quelle lettere non sue". Il teorema Mussari sulla morte del manager

«Non era il suo stile di scrittura, non penso che David Rossi si sia suicidato». È un Giuseppe Mussari dimesso, stanco, quello che parla per quattro ore davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta che vuole far luce sulla strana morte del manager Mps, volato dalla finestra del suo ufficio (o forse no) il 6 marzo del 2013 mentre la banca senese era al centro di delicate indagini giudiziarie per alcune spregiudicate operazioni finanziarie che ne hanno devastato i conti dell'istituto quando era guidato proprio da Mussari. Nel mirino dei non c'era certo David Rossi: «Non c'entrava nulla, non era a conoscenza delle operazioni al centro delle indagini, né ho conoscenza di intercettazioni a cui fosse sottoposto», quindi non aveva motivo per avere paura dei pm e di eventuali rivelazioni da fare in Procura. Tra Mussari e Rossi c'era una salda amicizia («era l'unico in banca a cui davo del tu») e grazie alla sua testimonianza viene confermato il sospetto dei familiari di Rossi. Sia le mail che lo stesso avrebbe scritto ai vertici della banca, sia il suo modo di esprimersi nelle comunicazioni lasciate alla moglie prima di morire - i famigerati bigliettini in parte strappati, poi accartocciati nel cestino, ripescati da un pm e messi in ordine in un libro preso dalla sua scrivania, non sono «declinati nella cifra stilistica che caratterizzava David Rossi», dice Mussari. «Queste valutazioni, fatte da una persona che lo conosceva bene - sottolinea Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d'Italia - sono un passaggio significativo ed importante per trovare la verità sulla sua morte». Lo dichiara in una nota e componente della commissione d'inchiesta sulla morte di David Rossi. Se Rossi non si è buttato, l'ha fatto qualcuno. È l'ipotesi che si è lasciata scappare l'ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, captata dagli inquirenti dell'inchiesta Rinascita Scott per cui è a processo con l'accusa di presunti legami con la 'ndrangheta e piombata sulla commissione. «L'hanno ammazzato, e se si sa chi è stato scoppia un casino», avrebbe detto Pittelli. Che cosa lega Pittelli a Mussari? Rapporti d'affari e di lavoro, niente di più. È Mussari la fonte di questo convincimento? «No, mai parlato con lui di Mps». «Mussari ha confermato d'aver conosciuto Pittelli dopo la frase incriminata», ragiona il deputato di Alternativa Francesco Sapia, insoddisfatto per le risposte sul caso dell'ex numero uno Mps, ma «è rimasto molto abbottonato. Non credo affatto che le parole di Pittelli fossero un semplice sfogo».

Oggi in commissione toccherà al pm Aldo Natalini, uno degli inquirenti che indagò sul caso, accusato dall'ex comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Aglieco di aver inquinato la scena del delitto assieme a Antonino Nastasi e Nicola Marini, visto da un escort ad alcuni festini gay in compagnia di Marini e della Siena bene. È per questo che le indagini si sono cristallizzate sul suicidio?

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