La memoria troppo corta sui Castro

Peccato che la biblioteca dei documentari storici di Netflix non sia visibile in Europa...

La memoria troppo corta sui Castro

Peccato che la biblioteca dei documentari storici di Netflix non sia visibile in Europa. Nella serie Cuba libre si vede come, all'inizio della Rivoluzione nel 1959, i due fratelli Castro si fossero divisi i compiti: Fidel avrebbe parlato, parlato continuamente, all'Onu fece un discorso mai superato di quattro ore e mezza. Intanto, Raul provvedeva alla repressione. Chiunque fosse sospettato, vagamente sospettato, di non avere simpatie per i barbudos, era spedito al paredòn, al muro, e fucilato. Nessuno ha mai potuto contare quante decine di migliaia di cubani innocenti finissero al paredòn nei primi anni per ordine di Raul Castro. Fidel aveva fucilato con gioia per qualche mese e poi si era annoiato, come si era annoiato il dottor Ernesto Guevara che faceva esperimenti medici misurando i secondi che separano il colpo di grazia alla tempia dall'arresto cardiaco. Uccidere fu un piacere sadico e politico, e farlo senza prove di colpevolezza generava il terrore, già teorizzato da Robespierre e poi applicato da Lenin, come strumento di consenso forzato: meglio stare dalla parte del boia.

Mentre migliaia di cubani fuggivano ogni giorno aggrappati a qualsiasi cosa galleggiasse per raggiungere la Florida, Raul Castro annunciò sorridendo che il bagno di sangue era finito. Non più fucilazioni. Si sarebbe passati alla forca. Raul Castro è lo statista con cui Barack Obama e Papa Bergoglio hanno fatto comunella, contando sul fatto che quasi nessuno ricorda.

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