Provate a immaginare uno di quei personaggi cui dava vita Alberto Sordi, per esempio nei panni di un ministro degli Esteri che dice: «L'ambasciatore? Perché è morto? E che ce frega a noi perché! Era in un convoglio delle Nazioni Unite. E che noi siamo le Nazioni Unite? No. E allora non sono affari nostri ma delle Nazioni Unite». Quando abbiamo chiesto alla Farnesina di spiegare con quale criterio avesse approvato il piano di viaggio dell'ambasciatore Attanasio con il carabiniere Iacovacci malgrado i dettagliatissimi rapporti dei nostri servizi che descrivevano l'area di destinazione come una trappola mortale, la risposta è stata questa: «L'ambasciatore Attanasio non si trovava in ambasciata ma era in prestito alle Nazioni Unite in un'area lontana. Noi la Farnesina, ovvero il Ministero degli Esteri ci occupiamo soltanto dell'ambasciata, tapparelle, cucine e bollette della luce. Mica facciamo la balia a un ambasciatore che per hobby va a rappresentare l'Italia nelle Nazioni Unite». Non è pazzesco? Molto di più: è pentastellare.
Ma come: i servizi segreti documentano che in quell'area ammazzano i Ranger, rapiscono e uccidono chiunque passi senza scorta e il nostro ministro degli Esteri dice che non era affar suo? Si metta d'accordo con se stesso: se Attanasio era un «servitore dello Stato», allora seguitava ad esserlo anche in un convoglio dell'ONU che portava aiuti umanitari. Ma se era un servitore dello Stato ed è stato ammazzato per incuria e incompetenza, adesso chi paga? Né sussurri né grida da Palazzo Chigi?
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