Rousseau, se lo statuto M5S consente di invalidare il voto

L'articolo 4 comma d dello statuto del Movimento 5 Stelle consente al garante e al capo politico di ribaltare o annullare ogni voto della piattaforma Rousseau. Compreso quello da cui dipende la possibile nascita del governo con il Pd

Rousseau, se lo statuto M5S consente di invalidare il voto

La democrazia diretta è uno dei capisaldi dell'ideologia grillina. Non è un caso che la piattaforma usata dal Movimento 5 Stelle per coinvolgere gli iscritti nelle decisioni più importanti del partito sia intitolata al filosofo illuminista Jean-Jacques Rousseau, teorico della partecipazione in prima persona ai processi politici dei cittadini. Sono loro ad avere l'ultima parola. Almeno sulla carta.

Infatti, lo statuto del Movimento 5 Stelle prevede la possibilità per il garante e il capo politico di invalidare il voto espresso dagli iscritti. Avete capito bene. L'articolo 4 dello statuto (leggi qui) recita: "Fatte salve le procedure elettive stabilite con le modalità di cui al presente statuto, le decisioni rimesse agli iscritti s’intendono approvate qualunque sia il numero di partecipanti al voto. Entro 5 (cinque) giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati sul sito dell’Associazione, il Garante o il Capo Politico possono chiedere la ripetizione della consultazione, che in tal caso s’intenderà confermata - si legge ancora - solo qualora abbia partecipato alla votazione almeno la maggioranza assoluta degli iscritti ammessi al voto sulla base di quanto previsto dalla precedente lettera".

Dunque il Movimento 5 Stelle può annullare un voto non gradito e ripetere la consultazione, "spingendo" gli iscritti alla piattaforma a votare "meglio". Ovvero come deciso dai vertici. Questa norma dello statuto era stata utilizzata nel 2017 da Beppe Grillo in persona per sconfessare il voto della base, che si era permessa di scegliere Marika Cassimatis come candidato sindaco pentastellato a Genova.

Cosa che si potrebbe ripetere qualora gli iscritti alla piattaforma decidessero di votare no all'accordo di governo con il Pd a cui Di Maio sta lavorando da settimane. Più che diretta, si dovrebbe parlare di democrazia etero-diretta.

Alla faccia del povero Rousseau...

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