"Rovinato dai pm per proteggere Delrio e il Pd"

Prosciolto l'ex assessore Pdl di Parma Bernini, accusato di avere chiesto voti alla 'ndrangheta: "Coperte le responsabilità dei democratici"

Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl di Parma
Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl di Parma

Quella che Renzi, qualche giorno fa, ha definito «barbarie giustizialista» lui, Giovanni Paolo Bernini, 53 anni, ex consigliere del ministro Pietro Lunardi, ex presidente del Consiglio comunale ed ex assessore Pdl a Parma nella giunta Vignali, la conosce bene. Prima, nel 2011, 21 giorni di carcere e due mesi di domiciliari per accuse poi smontate. A gennaio del 2015 la nuova richiesta d'arresto nell'inchiesta sulla ndrangheta in Emilia Romagna, sfociata nel processo Aemilia. Un anno e mezzo di calvario, con l'accusa di voto di scambio politico mafioso. Adesso il proscioglimento, col rito abbreviato: l'aggravante di aver preso i voti dei boss, già bocciata da due giudici e sulla quale il pm insisteva, per il Gup di Bologna non sussiste, e l'eventuale corruzione elettorale è ormai prescritta. «Ma la mia battaglia vera dice Bernini comincia adesso. Mi rivolgo al presidente della Repubblica e al Csm, con un esposto. Ci sono troppi dubbi e lacune in questa vicenda. Io voglio sapere perché, nonostante le intercettazioni che coinvolgono esponenti del Pd locali e nazionali come il ministro Delrio, questi non sono stati toccati neppure da un avviso di garanzia, mentre io e il collega consigliere di Forza Italia Pagliani (anche lui assolto, ndr) siamo stati arrestati».

È un fiume in piena, Bernini. Al sollievo per la fine di una vicenda giudiziaria che ha stroncato la sua carriera politica in ascesa, si accompagna la rabbia, tanta, per quello che definisce «accanimento giudiziario». «E cosa è - spiega - se non accanimento giudiziario un pm che nonostante la sonora bocciatura di due giudici insiste sull'aggravante mafiosa? Se poi aggiungiamo il fatto che il pm Marco Mescolini, era nel 2006 nell'ufficio di un viceministro del governo Prodi, ecco, credo che questo la dica lunga sull'andazzo di questa inchiesta. In un Paese civile un magistrato che ha avuto incarichi politici non dovrebbe svolgere indagini su politici della parte avversa e arrestarli, si dovrebbe astenere. La scelta del pm di non indagare amministratori locali o esponenti nazionali del Pd in questa inchiesta fa a pugni con le carte giudiziarie agli atti del processo. E il Csm deve dirmi perché è accaduto».

Non ci sta, Bernini. «Ho l'impressione - dice - che in questa vicenda si siano volute coprire responsabilità gravi degli amministratori Pd dell'Emilia. Ed è stato fatto con un teorema assurdo: se sono politici di Berlusconi a cercare voti tra i residenti di origine meridionale allora è mafia, mentre se sono del Pd è legittima ricerca del consenso. Non lo dico io, sono i fatti a parlare: Brescello sciolto adesso per mafia, la casa del sindaco di Reggio Emilia acquistata da uno poi coinvolto nell'inchiesta, le intercettazioni su Delrio. Ma è normale che, in questo quadro, contro il Pd non ci sia stato nemmeno un avviso di garanzia mentre noi di Forza Italia siamo stati arrestati?».

Non un attacco all'inchiesta: «Andava fatta - continua Bernini - i mafiosi vanno arrestati. Il mio non è un attacco alla magistratura. Avevo fiducia nei giudici e la sentenza mi dà ragione. La giustizia in Italia trionfa, nonostante la presenza di certi pm che preferiscono interviste e conferenze stampa, l'apparire invece della ricerca della verità e il rispetto delle persone. Sa che le dico? Renzi ha ragione. Sia pure in notevole ritardo e probabilmente perché si sente un possibile bersaglio, il premier si è accorto che i magistrati troppo spesso parlano prima delle sentenze».

Oltre che l'esposto al Csm, Bernini prepara anche una querela a «Libera»: «Li denuncio per diffamazione, e chiedo i danni anche alla Regione Emilia che ha dato un contributo al loro dossier - quindi ha speso soldi dei contribuenti - che continua a circolare pur contenendo notizie gravi e false nei miei confronti». Voglia di tornare alla politica attiva? «La politica - conclude Bernini - è come un virus, è difficile guarire. Per ora comunque mi dedicherò alla battaglia civile contro la malagiustizia».

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